Reggio

Sabato 23 Novembre 2024

Faida di Calanna, scarcerati i presunti killer

Faida di Calanna, scarcerati i presunti killer

Non sono servite neppure le dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia Carmelo Catalano a corroborare il quadro delle accuse della Dda reggina nei confronti dei fratelli Antonio e Giuseppe Falcone, 46 e 50 anni, arrestati alla fine di luglio dello scorso anno con le pesantissime accuse di essere gli esecutori materiali dell'omicidio di Domenico Polimeni e del tentato omicidio dell’ex pentito Giuseppe Greco, in contrada Sotiria di Calanna.

Nei verbali depositati al Tdl di Reggio – che si è dovuto pronunciare sull’esigenza della custodia cautelare nei confronti dei due indagati – il pentito Catalano riferisce, tra le altre cose, che i Falcone erano vicini ad Antonino Princi, considerato dalla Procura il mandante del duplice delitto. Ma per il Tdl, presieduto dal giudice Drago, la circostanza non sarebbe decisiva per tenere in carcere i due fratelli, così come non è stata ritenuta sufficiente neppure la documentazione inerente gli stub presentata per colmare le lacune precedenti che erano evidenziate dalla Corte di Cassazione che aveva, appunto, rinviato gli atti al Tdl per un nuovo giudizio.

La nuova documentazione presentata dalla Procura antimafia è stata superata dalla difesa degli avvocati Antonio Managò e Giuseppe Alvaro, i quali hanno smontato le dichiarazioni del Catalano con altre dichiarazioni che hanno smentito il narrato del nuovo collaboratore. Anche l’integrazione degli stub è stata oggetto di numerose critiche da parte del consulente della difesa e degli stessi penalisti, i quali hanno messo in risalto l’equivocità dell’accertamento balistico.

Alla luce delle censure della Cassazione e acquisiti i nuovi elementi, il Tdl di Reggio Calabria ha ordinato la scarcerazione dei fratelli Antonio e Giuseppe Falcone che adesso potranno seguire il loro processo, che dovrebbe iniziare il mese prossimo, da imputati liberi.

E durante il processo il pubblico ministero dovrà dimostrare, al di là di ogni ragionevole dubbio, che i due fratelli di Pettogallico sono davvero gli autori dell’agguato della serata del 3 aprile 2016 quando è stato ferito l’ex pentito Peppe Greco ed è stato ammazzato il suo guardaspalle Domenico Polimeni.

L’agguato di Sambatello, di cui sarebbe stato mandante Antino Princi “u sceriffu”, rientra in quella che è stata ribattezzata la “faida di Calanna” con l’ex pentito Peppe Greco, che stava tentando di tornare al comando dell’area preaspromontana di cui era stato il boss per lunghi anni. Uno scontro intestino in contrapposizione con il gruppo capeggiato dal cugino Antonino Princi, anche lui vittima di un agguato (fallito per un soffio) mentre usciva dal posto di lavoro nell’impianto di trattamenti rifiuti soliti urbani a Sambatello.

Troppi “buchi neri” nella ricostruzione accusatoria, almeno secondo quanto sostenuto nel corposo ricorso di 36 pagine formulato dagli avvocati Managò e Alvaro. Argomentazioni tecnico-giuridiche condivise dal Tribunale della Libertà che ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Contestate le dichiarazioni accusatorie dello stesso Greco «da ritenersi completamente false ed inattendibili», aggiungendo che «tali dichiarazioni costituivano solo il frutto di una “deduzione” del dichiarante atteso che egli ha sempre affermato di non aver visto, data l’ora notturna e la distanza (circa 30 metri), il killer o i killers. Il coinvolgimento dei ricorrenti, infatti, secondo la deduzione del Greco, derivava dalla circostanza che solo i fratelli Falcone sarebbero stati a conoscenza della sua presenza in quella località».

Insomma, quell’ordinanza, che era già stata abbondantemente scalfita dalla Corte di Cassazione che aveva rinviato gli atti al Tdl per un nuovo esame, è stata definitivamente smontata dai giudici reggini che hanno recepito l’indirizzo dei supremi giudici e accolto tutti i rilievi mossi dagli avvocati difensori dei due fratelli che, comunque, hanno già trascorso dieci mesi in carcere.

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