Il riconoscimento per un’operazione condotta con grande acume investigativo e con straordinaria professionalità dei militari impegnati sul campo per assicurare alla giustizia uno dei superlatitanti sino a qualche giorno fa ancora in circolazione e, insieme, la netta e inequivocabile condanna per «un gesto servile e abbietto che ha palesato il volto di coloro che spudoratamente intendono calpestare le leggi e il valore della democrazia».
Ad intervenire sulla vicenda dell’arresto del latitante Giuseppe Giorgi e su quel baciamano fatto da un conoscente al boss appena catturato mentre sta lasciando la sua abitazione-covo di San Luca dove per 23 anni era riuscito a rendersi “invisibile” è stato ieri il Prefetto di Reggio Calabria Michele di Bari. La cattura di Giorgi, scrive il Prefetto, «ha provocato unanime, diffuso e corale apprezzamento per l’intelligente e professionale lavoro che la Procura di Reggio calabri e l’Arma dei Carabinieri hanno svolto attraverso mirate attività d’indagine». Di Bari ha voluto sottolineare come pure in questa circostanza «lo Stato ha ancora una volta mostrato la sua determinata capacità di assicurare alla giustizia un malavitoso condannato a decine di anni di reclusione, mettendo così fine a una pericolosa latitanza. E bene hanno fatto gli uomini e le donne in divisa a festeggiare ed abbracciarsi per questa ulteriore sfida vinta. In loro tanti reggini si sono immedesimati per esprimere la convinta solidarietà nei confronti di rappresentanti dello Stato che inorgogliscono un territorio ed una comunità che merita nella quotidianità il giusto, rapido riscatto dalle innumerevoli angherie, illegalità degli uomini della ’ndrangheta».
Sferzante il Prefetto Michele di Bari con chi «nel nome di un aberrante codice comportamentale, proprio dell’efferata organizzazione criminale, il condannato per traffico internazionale di stupefacenti Giuseppe Giorgi è stato salutato ed al quale addirittura hanno baciato la mano nel percorso che lo conduceva in carcere». Netto l’affondo finale: «Non l’avranno vinta perché i reggini si rivedono e si compenetrano con gli abbracci e l’esultanza degli uomini e delle donne in divisa per una vittoria a lungo meditata e nottetempo conseguita».
Ad attendere «da calabrese, che i calabresi perbene dicano da che parte stanno» è stato ieri anche il neo Procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo. Come riferito dal massmediologo Klaus Davi, Lombardo commentando l’arresto di Giorgi rivolgendosi ai calabresi ha esortato a dire «se stanno con noi, che rappresentiamo lo Stato, o con la ’ndrangheta, i suoi vergognosi gesti simbolici ed i suoi ridicoli rituali. Non è più tempo di silenzi omertosi. Quello che è avvenuto a San Luca è intollerabile, inaccettabile. Impone a tutti una riflessione profonda ed una presa di posizione netta. Non basta più che si condannino tali gesti indegni solo in privato, a bassa voce o con evidente imbarazzo. Ora mi aspetto la ferma condanna da parte della gente di San Luca di un baciamano inammissibile per un paese civile. San Luca è chiamata ora a dire con chiarezza da che parte sta'. Mi aspetto che tutti i calabresi dicano, pubblicamente e ad alta voce, se stanno con i magistrati ed i Carabinieri, ai quali va il mio grazie per lo straordinario risultato raggiunto, o con la ’ndrangheta. È questo il momento di riacquistare dignità agli occhi del mondo. Chi sta con noi non può stare con loro. E chi sta con loro - ha concluso Lombardo -, mi creda, ha già perso».
In campo pure Ernesto Magorno, segretario regionale Pd Calabria, per il quale «il gesto del baciamano al boss mafioso appena catturato ci colpisce e ci riempie di indignazione e amarezza, ma ciò che rimane impressa nella nostra mente è l’importanza dell’operazione messa a segno dai carabinieri e dalla Dda di Reggio Calabria, ovvero l’arresto di uno dei latitanti più pericolosi in Italia, accusato di reati gravissimi». Per Riccardo Mauro, vicesindaco della Città Metropolitana di Reggio Calabria, l’arresto di Giorgi «rappresenta l'ennesimo importante traguardo. Lo Stato che vogliamo è proprio quello che stana il latitante, lo arresta e lo assicura alla giustizia con l’impegno e il sacrificio dei suoi uomini migliori».