C’era anche un kalashnikov, arma micidiale che molte volte ha “firmato” in maniera macabra le pagine più sanguinose della ’ndrangheta, nel piccolo arsenale che la Polizia ha portato alla luce nei giorni scorsi a Reggio nella zona del ponte Calopinace.
I poliziotti hanno portato alla luce oltre al kalashnikov, che era munito di due caricatori apparsi in cattivo stato di conservazione, anche un fucile a canne mozze e nove granate di fabbricazione jugoslava.
A far scattare l’intervento effettuato degli agenti della Polizia di Stato in servizio presso l’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico è stata una segnalazione giunta al numero di emergenza 113. Gli agenti delle Volanti, giunti sul posto, hanno provveduto immediatamente a delimitare l’area del ritrovamento unitamente al personale dei Vigili del Fuoco e del 118, questi ultimi dislocati in zona in via cautelativa.
Messa in sicurezza l’area è quindi entrato in azione un artificiere in forza al XII Reparto Mobile della Polizia di Stato di Reggio Calabria che ha così potuto rendere inerte l’esplosivo e preso in consegna le armi ritrovate.
Una volta completate le fasi del recupero del piccolo arsenale, materiale che è stato trovato all’interno di due grossi sacchi di plastica di colore nero del tipo di quelli utilizzati per la raccolta dei rifiuti, è stata avviata la seconda fase - non meno importante e delicata - dell’indagine. Sulle armi e sull’esplosivo sono stati avviati diversi accertamenti tecnici e balistici per verificare se il kalashnikov e il fucile a canne mozze siano stati utilizzati in qualche azione. Accertamenti che si annunciano non agevoli anche per le condizioni nelle quali sono state trovate alcune parti di questo piccolo ma ben munito arsenale.
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