Arresti confermati per la cosca De Stefano, i potenti della ’ndrangheta del mandamento “centro” coinvolti nell’inchiesta “Trash”, l’indagine della Dda e della Squadra Mobile che hanno svelato l’imposizione delle tangenti ai manager della “Fata Morgana”, l’ex società mista del Comune di Reggio (dichiarata fallita nel 2012) che si occupava della gestione della raccolta differenziata.
Il Tribunale della libertà ha confermato l’arresto del boss Orazio De Stefano (difeso dall’avvocato Renato Russo), e dei presunti «affiliati» Paolo Caponera (avvocati Emanuele Genovese e Natale Polimeni) e Andrea Saraceno (avvocati Natale Polimeni e Marco Maviglia). Rimandato alla prossima settimana, in accoglimento dell’istanza del legale di fiducia, avvocato Francesco Calabrese, il riesame degli altri due indagati, Paolo Rosario De Stefano e Giuseppe Praticò.
Continua a reggere, quindi, l’impianto accusatorio sostenuto dai pubblici ministeri, Giuseppe Lombardo, Antonio De Bernardo e Stefano Musolino, che dopo aver superato il vaglio dell’Ufficio Gip in sede di interrogatorio di garanzia adesso ha oltrepassato anche la valutazione del Tribunale della libertà. «Attendiamo di conoscere le motivazioni per poi ricorrere davanti ai Giudici Supremi della Cassazione» si sono limitati a commentare un paio degli avvocati impegnati davanti al verdetto dei Giudici del riesame.
Accuse pesanti come un macigno a carico dei cinque “Destefaniani”, ritenuti responsabili, con diversi ruoli all'interno della consorteria mafiosa, dei delitti di associazione mafiosa e varie estorsioni aggravate dalla circostanza di aver agevolato la stessa cosca della ‘ndrangheta reggina.
Uno strapotere criminale, secondo gli inquirenti, esercitato dalla ’ndrina De Stefano fagocitando «a partire dal 2002, una somma pari a 1.000-2.000 euro circa per ciascuna commessa e, a partire dall’anno 2005, 15.000 euro mensili agli esponenti della cosca», oltre a usufruire dell'assunzione dei fedelissimi del clan.