Reggio

Martedì 30 Aprile 2024

I boss tentati dalla massoneria

I boss tentati dalla massoneria

La ’ndrangheta dentro la massoneria. Gli intrecci tra i boss reggini con i “riservati” o gli “invisibili” emergono anche nel voluminoso provvedimento di fermo emesso dalla Procura distrettuale antimafia di Reggio contro le ’ndrine del mandamento “Jonico” che lo scorso martedì ha mandato in carcere 114 persone (su 116 destinatari) e conteggia complessivamente 296 indagati. Da Giacomo Ubaldo Lauro a Filippo Barreca, da Cosimo Virgiglio a Consolato Villani passando dallo stesso Nino Fiume, sono svariati i pentiti della ’ndrangheta reggina a contribuire con le proprie dichiarazioni accusatorie a delineare uno scenario in cui «nel corso del tempo la Massoneria è stata sistematicamente infiltrata dalla prima, come del resto hanno fatto le altre mafie storiche».

«Le persone più importanti della ’ndrangheta sono massoni» accusa il pentito Consolato Villani vuotando il sacco ai magistrati della Dda di Reggio il 29 settembre 2010. Aggiungendo: «La gerarchia operativa quella della ’ndrangheta diciamo sul posto quella che si vede arriva al massimo grado del quartino, mentre le persone invisibili diciamo quelle che sono più in alto ancora che hanno contatti con il mondo politico con la … qualsiasi tipo di, di … con altre parti della società sono i massoni». Ai vertici della masso-mafia, però, Consolato Villani non poteva accedere, né avvicinarsi. Questione di gerarchie, di blasone e di gradi criminali come lui stesso ammette, e spiega, agli inquirenti, precisando «di non aver avuto la possibilità di capire chi è massone perché ripeto ogni ruolo, ogni grado nella ’ndrangheta se io ho il Vangelo e viene una persona che ha la Santa io con quella persona non posso parlare non gli posso dire nulla perché si va a gradi, è a gerarchia è a gradi e allora certe cose non … non vengono né dette e né spiegate se si raggiunge il grado o si raggiunge diciamo la posizione che si possono sapere certe cose al momento si sanno sennò prima non si sanno».

È quindi lo stesso Villani ad introdurre – si legge nelle 2.910 pagine del provvedimento di fermo “Mandamento” «la differenziazione tra la ’ndrangheta che si vede» e «le persone invisibili», riconducendo queste ultime a contesti massonici caratterizzati da ferrea segretezza». I nomi? Anche Consolato Villani tira in ballo gli avvocati Giorgio De Stefano e Paolo Romeo, le due “eminenze grigie della ’ndrangheta di Reggio al centro delle accuse dell’inchiesta “Gotha” «facevano parte della P2 di Licio Gelli…».

Un tema affrontato con il pool della Direzione distrettuale antimafia reggina il 6 marzo 2014 dal professore Giuliano Di Bernardo, già Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia e successivamente fondatore della Gran Loggia Regolare di Italia, che in Calabria «su 32 logge, 28 erano controllate dalla ‘ndrangheta» e che «la questione calabrese era molto più preoccupante in quanto la massoneria calabrese era ben più ramificata e potente di quella siciliana».

Il tema massoneria-mafia rientra spesso nei racconti di Cosimo Virgiglio, altra “gola profonda” delle cosche del Reggino. I pubblici ministeri che hanno firmato il provvedimento - Antonio De Bernardo, Francesco Tedesco e Simona Ferraiuolo - evidenziano: «Il collaboratore, dunque, indica un sistema criminale molto più ampio, in cui si fa espressamente cenno ad una componente riservata della ’ndrangheta. Tornano - a distanza di circa venti anni - indicazioni analoghe a quelle operate dai collaboratori di giustizia Lauro, Bareca, Albanese e Costa: la ’ndrangheta interagisce con componenti occulte, si crea un… connubio criminalità organizzata di tipo mafioso e ambienti massonici… E politica … Di assoluto rilievo il dato per cui, secondo le affermazioni di Virgiglio, la componente riservata, che è tipicamente di massoneria, avvicina il soggetto d’interesse non in termini mafiosi, ma dolcemente, senza far intendere che si tratti di un’espressione della ’ndrangheta, tuttavia essendolo, per come – si è visto – dice Fiume quanto ai riservati dei De Stefano. Emerge, ancora, non a caso, il connubio Piromalli–De Stefano, che sembra la plastica trasposizione nell’attualità dei legami posti a fondamento della creazione della Santa e del passaggio della ’ndrangheta dalla società dello sgarro all’interazione con la massoneria».

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