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L'asse mafioso tra i Pelle e i Ficara con la benedizione dei De Stefano

L'asse mafioso tra i Pelle e i Ficara con la benedizione dei De Stefano

’Ndrangheta della Locride soprattutto, cosche del mandamento “Jonico” più di ogni altra area geografica della provincia di Reggio, ma i magistrati del pool antimafia di Reggio e i Carabinieri del Ros e del Comando provinciale reggino nel decreto di fermo “Mandamento” puntano il dito anche su una delle anime criminali di Reggio-città. Tra le carte dell’indagine si delinea un profilo forte della cosca “Ficara-Latella”, leader di un ampio fazzoletto della periferia sud di Reggio. Una escalation criminale fatta di alleanze con Peppe Pelle “Gambazza” di San Luca e con i “De Stefano”, la famiglia di Archi che da sempre vanta il blasone d’eccellenza della mafia calabrese.

Informazioni che gli inquirenti ricavano dalle intercettazioni effettuate nella villa di Bovalino dove risiedeva il boss di San Luca e dove lo stesso “Gambazza” riceveva un via-vai di persone, uomini dei clan, spioni che rivelavano operazioni di polizia giudiziaria dei giorni seguenti, e uomini politici alla ricerca della benedizione in vista della tornata elettorale o magari dell'aggancio giusto per rastrellare voti e consensi elettorali.

I pubblici ministeri che hanno redatto le 2.910 pagine del provvedimento di fermo “Mandamento”, i sostituti della Direzione distrettuale antimafia di Reggio, Antonio De Bernardo, Giovanni Tedesco e Simona Ferraiuolo, sottolineano come fosse stato proprio Giovanni Ficara, il leader dell’omonima famiglia mafiosa di Reggio Sud, a riferire «che, oltre i contatti con la famiglia mafiosa di appartenenza, poteva vantare, su Reggio Calabria, stretti legami anche con altre famiglie mafiose, con particolare riferimento a quella dei De Stefano, legami questi rafforzati da personali rapporti di comparaggio - “San Giovanni” o “San Gianni” (tale termine viene utilizzato per indicare una situazione di comparato tra due o più persone appartenenti a famiglie diverse, nda) - “noi a Reggio abbiamo … questi amici che … “cristiani” … a prescindere che abbiamo i “San Giovanni” pure, sapete i “San Giovanni” si rispettano”».

Un legame forte, per loro stessa ammissione, che serviva anche come forma di accreditamento ai vertici mafiosi dell’intera provincia: «Con gli esponenti di tale famiglia si confrontava in caso di necessità “non di meno … almeno come la pensiamo noi, come la pensate voi, poi noi abbiamo … incompr. … per un mal di testa, una cosa, andiamo da loro a Reggio, gli dico compare vedi che ho questo problema … come la dobbiamo mettere? e loro vi consigliano come”».

Un dato che la Dda, e il pool dell’Arma dei Carabinieri che hanno rivisitato, approfondito e sviscerato una decina di precedenti indagini ricavando nuovi elementi di accusa, evidenziano: «Giovanni Ficara, dopo aver illustrato al Pelle tutti i legami che intratteneva con altre famiglie mafiose su Reggio Calabria, spiegava che aveva provveduto ad informare i De Stefano dello stretto legame che era stato recentemente suggellato con la famiglia Pelle Gambazza “siccome io … ve lo dico, va … li ho aggiornati, gli ho detto “vedete che io sono molto amico di compare Peppe e …”».

Si parlava a chiare note dei De Stefano, i più potenti tra i potenti di Reggio: «Pelle Giuseppe, che aveva già compreso che la famiglia mafiosa interessata era quella dei De Stefano di Reggio Calabria, chiedeva conferma al suo interlocutore se fosse effettivamente così “ma quella … incompr. … a Giovanni». Ficara Giovanni rispondeva in senso affermativo “C’è Giovanni! … Giovanni e poi ci sono quelli dei Caponera … dovrebbero essere i cugini”. Conferma della corretta intuizione del Pelle derivava dalle successive affermazioni del Ficara che nominava vari componenti della famiglia mafiosa De Stefano, tra cui il citato Giovanni”, “Peppe” che riferiva però essere ristretto, “Franco” e “Demetrio”. Giovanni Ficara, infatti, si premurava di spiegare all’interlocutore che Demetrio era il figlio di “compare Paolo”, mentre “il figlio della buonanima di Giorgio” era “Paolo Rosario De Stefano”, figlio illegittimo”.

Regge l’accusa

Ha retto il quadro d’accusa sostenuto dalla Procura distrettuale antimafia di Reggio contenuto nel provvedimento di fermo “Mandamento”. Ieri il pool di Gip di Reggio che hanno passato al vaglio le imputazioni hanno complessivamente ribadito la solidità dell’inchiesta. Una manciata le decisioni favorevoli agli indagati: Giuseppe Lia scarcerato (difeso dall’avvocato Giovanni De Stefano), Leonardo Occhibelli obbligo di Pg; Leonardo della Villa scarcerato (difeso dall’avvocato Lorenzo Gatto), Tommaso Miceli scarcerato (avvocato Antonio Mandalari), Ai domiciliari Giuseppe Romeo e Giorgio Macrì (difesi dall’avvocato Francesco Floccari). Ai domiciliari Nicola Macrì, Scarcerati Maurizio Camera, Michele Carbone, Giuseppe Longo, Bruno Nirta e Tonino Scipione.

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