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"Parlavano di una visita in carcere"

L'intercettazione fatale dei fratelli

La difesa dei fratelli Remo e Maurizio Sorgiovanni, accusati dell’omicidio aggravato di Angelo Ronzello, ha depositato un’istanza alla Procura di Locri affinché il pm titolare del fascicolo chieda al gip la fissazione di un’udienza per la trascrizione delle conversazioni ambientali captate nell’auto in uso a uno degli indagati. L’avvocato Alfredo Arcorace, difensore dei due Sorgiovanni, chiede, in particolare, la trascrizione di 6 numeri, per i quali domanda al rappresentante dell’accusa di «sollecitare il gip, a garanzia degli indagati, a nominare un perito trascrittore (...) che abbia conoscenza del dialetto calabrese in cui sono avvenute le conversazioni».

La richiesta dell’avvocato Arcorace, depositata l’altro ieri, giunge all’esito della trascrizione effettuata dal consulente della difesa, arch. Antonio Milicia. Da cui, secondo il difensore, «non risulta che i due fratelli Sorgiovanni abbiano fatto riferimento all’acquisto del quotidiano o all’omicidio di Angelo Ronzello».

Come si ricorderà uno degli indizi che hanno portato all’arresto dei due è un passaggio di un’intercettazione ambientale captata dagli investigatori nel corso della quale, come riportato nell’ordinanza del gip di Locri, ci sarebbe stato questo passaggio:

R: «Mah, hai parlato? Adesso ci arrestano, a scemo!».

M: «Io non ho parlato di niente».

E poco oltre:

R: «Mah, di quell’articolo fregatene!».

Quella mattina i due fratelli Sorgiovanni, come contenuto nell’ordinanza, si sarebbero recati a un’edicola nel centro di Monasterace Marina per comprare un giornale che riportava una notizia relativa a dei possibili sviluppi investigativi sull’omicidio del 25enne commerciante, avvenuto la sera dell’1 aprile 2010 a Monasterace. Il gip ritiene: che ci si trovi «in presenza di una confessione stragiudiziale non mediata ma proveniente dagli stessi indagati, resa in maniera spontanea e nel contesto di rapporti di sangue». La preoccupazione manifestata, ritiene ancora oltre il magistrato, sarebbe «prova della diretta implicazione in esso dei due colloquianti».

La difesa dei Sorgiovanni, richiamandosi alla trascrizione del proprio consulente, invece, fa presente che l’espressione del passaggio «ha parlato» si riferisce «a un meccanico, e i due non fanno alcun riferimento né all’omicidio Ronzello, né all’articolo di giornale». E ancora nel dialogo c’è un riferimento ad un colloquio carcerario che dovevano fare con un prossimo congiunto, al pacco con i generi alimentari da portare in carcere, a quello che devono comprare al familiare che doveva andare al colloquio, mentre, rileva il difensore, non si coglie l’espressione «comunque di quell’articolo fregatene». Inoltre l’ipotizzata esclamazione «Adesso ci arrestano, scemo» ci sarebbe da intendere come «Ah, attaccala scemo» da collegare, per la difesa, «a un’espressione dialettale che tradotta in italiano significa “legala scemo” riferita alla busta degli alimenti».

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