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Gioia Tauro, secondo incendio alla Ciambra

Gioia Tauro, secondo incendio alla Ciambra

Lo Stato al ghetto della Ciambra ci ha messo la faccia: con il prefetto Michele Di Bari che si è recato in quella vergognosa “zona franca” in cui da anni è stata relegata la comunità degli “zingari”, nell’indifferenza delle Istituzioni. Era maggio e, dopo le denunce di Gazzetta e del Garante regionale per l’infanzia, Antonio Marziale, la situazione era stata presa di petto dalla Prefettura che ha dato il via a operazioni di bonifica per liberare l’area dalla morsa di un degrado trentennale, con il coinvolgimento di un’ampia rete di attori pubblici, Comune e Protezione Civile in primis. Per la prima volta, era emersa una palese volontà di dare un segnale forte di discontinuità col passato. Qualcosa, però, non è andato per il verso giusto se nell’arco di un mese, 14 luglio-13 agosto, due spaventosi incendi di probabile matrice dolosa partiti proprio da quei rifiuti hanno inondato di diossina la città di Gioia Tauro, ormai in balia di un lento e inesorabile declino. Sabato notte, la prima immagine che si è rivelata agli occhi del cronista è stata quella di una colonia di enormi ratti che terrorizzati dalle fiamme sgattaiolavano dall’immondizia accatastata davanti all’ingresso principale del rione durante i lavori di bonifica, in attesa di essere smistata per il conferimento. Il devastante incendio è divampato, intorno alle 19.30, secondo testimoni proprio da quei rifiuti depositati sul lato destro: riferiscono che da almeno due giorni lì sotto “fumava” qualcosa, finché il vento avrebbe alimentato il rogo che in un batter d’occhio si è esteso lambendo pericolosamente le abitazioni Aterp.

Alle 23.30 il quartiere è un inferno, tutti scappano di casa portando in salvo materassi, utensili e altri beni comuni, molti trovano ospitalità dai parenti. In pochi minuti, l’intera città è invasa da una coltre acre che ha reso l’aria irrespirabile: la direzione del vento ha spinto il fumo in direzione di via Italia, via nazionale 18, la SP 1 ma la puzza di bruciato si è sentita fino a Taurianova, paese a circa 14 km da Gioia. I gioiesi si barricano in casa: trascorreranno una notte insonne mentre per strada c’è un via vai di sirene spiegate. I primi ad arrivare sono stati i pompieri di Palmi con due automezzi e hanno dovuto lottare con le fiamme per circa un’ora prima che arrivassero i rinforzi. La squadra ha affrontato l’incendio da due fronti: quello che lambiva le case del quartiere Ciambra e l’altro che si stava dirigendo verso il centro abitato di Gioia Tauro. Anche sul fronte opposto i vigili sono riusciti a impedire che l’incendio interessasse le abitazioni della Ciambra. Vista la virulenza dell’incendio sul posto sono state inviate altre tre squadre (da Reggio, Villa S. Giovanni e dal distaccamento portuale di Gioia Tauro) oltre a 3 autobotti (da Reggio, Palmi e Catanzaro). Inoltre i Vigili del Fuoco si sono avvalsi della preziosa collaborazione di un’autobotte di Calabria Verde. Il duro lavoro ha consentito di confinare l’incendio nell’area in cui sorge la discarica impedendo che il vento lo facesse propagare oltre e che il calore che si è sviluppato per molte ore potesse coinvolgere di nuovo le case limitrofe alla discarica. Un lavoro encomiabile il loro: guidati dai capisquadra Sebastiano Crea e Pietro De Salvo, hanno evitato che le fiamme, sviluppatesi da cumuli di rifiuti, copertoni, carcasse di automobili, plastica e sterpaglie, potessero provocare gravi danni alle abitazioni e soprattutto ai loro occupanti. Verso le 4.30 del mattino, mentre si svolgevano le operazioni di confinamento dell’incendio è stato fatto giungere sul posto un escavatore che è stato utilizzato per facilitare le operazioni di spegnimento con lo smassamento dei rifiuti. Tale operazione con l’aiuto di un elicottero ha permesso di ridurre in poche ore l’intensità e il numero dei focolai. Nel quartiere sono giunte anche pattuglie della Compagnia dei Carabinieri guidata dal capitano Gabriele Lombardo che indagano per chiarire l’esatta natura dell’incendio e della Polizia di Stato dirette dal primo dirigente Diego Trotta.

Una volta completate le operazioni di spegnimento delle fiamme, coordinate dalla Prefettura con la Sala Operativa della Protezione civile regionale, che ha disposto l’invio di un’autobotte da 15.000 litri, in mattinata è giunta anche una funzionaria dell’Arpacal che ha suggerito di invitare i residenti entro il raggio di un km a tenere le finestre chiuse onde evitare l’inalazione di fumi potenzialmente nocivi. È stato, inoltre, allestito con brandine il Palasport per accogliere i cittadini che scegliessero di non rimanere nelle proprie abitazioni. Le operazioni sono andate avanti fino alle 17 di ieri pomeriggio ed è stato necessario l’impiego di un elicottero.

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