Nella maxi inchiesta “Mandamento Jonico”, coordinata dalla Procura distrettuale antimafia reggina, è confluita un’indagine eseguita dai carabinieri, che hanno ritenuto di aver acquisito degli elementi informativi in ordine a una serie di omicidi commessi nel territorio di Locri, avvenuti alla fine degli anni Novanta. In un capitolo dell’informativa “Eirene” i carabinieri riportano una serie di intercettazioni che ruotano intorno ad Antonio Cataldo (‘64), fratello di Giuseppe Cataldo (‘69) ucciso nel febbraio del 2005 a Locri.
È il marzo del 2013 i carabinieri registrano una conversazione tra l’oggi 53enne Cataldo e tale Ursino dove si parla, fra l’altro, dell’omicidio di Antonio Iemma, consumato a Locri il 17 luglio 1996 e rimasto irrisolto. Cataldo, come riportato nell’informativa, racconta che la pistola con la quale sarebbe stato perpetrato il delitto sarebbe stata gettata in un cassonetto della spazzatura e un passante l’avrebbe trovata. «Hanno trovato la pistola... in un cofanetto della spazzatura... l’ha buttata “..”», avrebbe detto Cataldo aggiungendo: «Uno ha visto che apre questo c... di cofanetto della spazzatura... ad uno che buttava qualcosa, gli sembrava che non fosse droga, soldi... va a prendere e che trova... la pistola!. E pensa questo non sapeva neanche che avevano sparato a mio zio, che avevano ammazzato mio zio...». E ancora: «Ha visto che hanno buttato la pistola... ha preso la pistola e gliel’ha portata ai parenti miei lì...».