La (triste) vicenda delle immagini della Madonna di Polsi affisse, a Rosarno, davanti l’abitazione dell’anziana madre di alcuni boss della cosca Pesce, è stata al centro di una riunione tecnica di coordinamento delle forze dell’ordine convocata d’urgenza dal prefetto di Reggio Calabria Michele di Bari.
Una riunione del Cosp, ha spiegato il prefetto incontrando i giornalisti, convocata «per stigmatizzare con una grossa condanna il deprecabile gesto con cui alcune persone hanno distribuito le immaginette della Madonna di Polsi per le vie di Rosarno, e soprattutto perché si sono intrattenute rispetto ad alcune abitazione in cui vi sono persone che hanno quasi fatto prefigurare un gesto di ossequio all’indomani della celebrazione eucaristica del 2 settembre che si è tenuta a Polsi».
Alla riunione erano presenti, con il Prefetto, il procuratore capo della Dda di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, il procuratore di Palmi Ottavio Sferlazza, il questore vicario Roberto Pellicone, i comandanti provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, colonnelli Giancarlo Scafuri e Flavio Urbani, il dirigente del commissariato di Gioia Tauro Diego Trotta, e il sindaco di Rosarno Giuseppe Idà.
Il prefetto di Bari ha definito la vicenda «un gesto blasfemo, non assolutamente in linea, né con la tradizionale genuina fede mariana, né con ciò che i vescovi calabresi stanno portando avanti da tempo per depurare quel santuario dai vari orpelli che nel tempo si sono sedimentati. Il comitato – ha aggiunto – ha anche la volontà di determinarsi su una linea di fermezza assoluta e di tolleranza zero rispetto a questa gestualità che non ha nulla a che vedere con le persone oneste che hanno una pura fede, che credono in una entità superiore».
Ricordando la manifestazione organizzata a Polsi, lo scorso 3 luglio, alla presenza del ministro dell’Interno Marco Minniti, Michele di Bari ha ripreso alcuni concetti espressi dal rappresentante del Governo quando definì «l’atteggiamento e l’azione della ’ndrangheta perfetta antitesi della fede mariana ma anche espressione di violenza».
«La violenza e il Santuario di Polsi – ha concluso il Prefetto – sono elementi diametralmente opposti. Chi ha fatto questo gesto deve sapere che troverà da parte dello Stato un argine invalicabile».
Il procuratore di Palmi Ottavio Sferlazza ha condiviso le parole e l’analisi del prefetto «perché – ha aggiunto – anche se non si tratta di fattispecie penali, il fatto è grave anche sotto il profilo sociale. Del resto le mafie tendono sempre ad appropriarsi di simboli religiosi per aumentare quel consenso sociale di cui si ciba».
«È una sfida dell’Antistato che non si può tollerare», ha commentato il procuratore antimafia Federico Cafiero de Raho che guida la Dda reggina. «Abbiamo i numeri di targa delle automobili e stiamo identificando i partecipanti al corteo – ha aggiunto minaccioso il procuratore della Repubblica di Reggio –. Faremo tutte le indagini necessarie per chiarire i contorni di questa vicenda e appurare se ci sono o meno profili penali».
Infine il sindaco di Rosarno Giuseppe Idà ha ringraziato «le Istituzioni per essere a fianco della nostra Amministrazione comunale. Noi stiamo facendo il possibile per prosciugare quel brodo mefitico di cui si nutre la ’ndrangheta. E oggi posso affermare di non sentirmi solo».