"'Ndrangheta con il rosario in mano, addio. Il santuario della Madonna di Polsi, dove i boss facevano i summit tristemente famosi grazie alle immagini dell'indagine 'Crimine', non è più cosa loro. Lo annuncia il Vescovo di Locri e Gerace, mons. Francesco Oliva". E' quanto scrive il giornalista Michele Cucuzza in un articolo che apparirà domani sul "Corriere dell'Umbria". della festa di settembre per decidere strategie e affari. "Telecamere dappertutto - prosegue l'articolo - controlli sull'identità dei pellegrini che vogliono soggiornare nei paraggi del luogo sacro nell'Aspromonte e, al posto della statua della Vergine cui i capi delle 'ndrine fingevano devozione per mercanteggiare intanto delitti e strategie criminali, dall'8 ottobre farà da monito il busto di don Giuseppe Giovinazzo, prete antimafia assassinato dai sicari delle 'ndrine proprio lì', il primo giugno 1989. L'effigie di tufo della madre di Gesù sarà ricollocata in una posizione più interna, a disposizione di chi vorrà invocarla sul serio e non servirsene come copertura". "'Mi ha dato sempre fastidio questo abbinamento tra santuario di Polsi e mafia - afferma il Vescovo - ma è inutile negare che la presenza pervasiva delle 'ndrine da quelle parti è stata sempre forte: i mafiosi ne hanno fatto un loro simbolo. Questo luogo deve tornare ad essere un punto di riferimento esclusivamente spirituale, come lo è già a livello popolare. E' mio dovere tutelare la sacralità di questo luogo sottolineando che anche la Chiesa ha pagato con il sangue la sfrontatezza della 'ndrangheta". "I segnali del cambiamento - è detto ancora nell'articolo - sono concreti: dalla videosorveglianza dell'area alla registrazione come negli alberghi dei pellegrini che vorranno soggiornare nelle strutture di accoglienza del santuario, al concorso sulla legalità che ha coinvolto migliaia di studenti della Locride. Iniziative che fanno seguito alle dimissioni di don Pino Strangio, rettore per più di 20 anni del santuario, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, sostituito dal Vescovo con don Antonio Saraco, parroco di Ardore". (ANSA)