L’attività di indagine dei carabinieri di Milano denominata convenzionalmente “Dedalo”, confluita nell’operazione antimafia scattata nei giorni scorsi tra Lombardia e Calabria nei confronti di 27 indagati, ha messo in risalto come parte del denaro ricavato dalla vendita dello stupefacente fosse inviato in Calabria. In particolare, emerge che del trasporto del denaro a San Luca si occupassero direttamente due soggetti, G.G. e A.C.: «i quali, pur disponendo del parco auto (...) per evitare di essere sottoposti a controlli, raggiungevano la Calabria con mezzi pubblici, in particolare in pullman».
Nell’ordinanza del gip lombardo sono riportate alcune intercettazioni ritenute «di maggiore rilievo, ed in specie sui viaggi per la Calabria - peraltro ampiamente rassegnate e compendiate nella richiesta delpubblico ministero – ricostruiti nell’annotazione finale, anche attraverso l’analisi delle celle agganciate dalle utenze cellulari in uso agli indagati».
Più in generale, ritiene il gip che il quadro investigativo, e in specie il tenore delle conversazioni oggetto di intercettazione ambientale «non lasciano dubbi in ordine alla esistenza di una articolata organizzazione (...) stabilmente organizzata con stabile struttura organizzativa, la quale disponeva di diversi immobili utilizzati come basi logistiche, adibite a luoghi di occultamento e custodia dello stupefacente, e locali-foresterie, utilizzati anche per ospitare i soggetti provenienti dalla Calabria con i quali l’organizzazione ed i singoli sodali erano in contatto».
Dagli esiti investigativi sarebbe emerso, tra l’altro, che l’ipotizzata organizzazione «aveva la disponibilità di un veicolo, quale la Volkswagen Passat dotata di un doppio fondo, con azionamento meccanico, utilizzato per occultare lo stupefacente, la cui capienza permetteva di occultare quantitativi fino a circa 50 chili di droga».
«Altra importante dotazione di cui l’organizzazione era dotata – rileva ancora il gip – erano gli strumenti di telefonia mobile del tipo blackberry, apparecchiature difficilmente intercettabili, utilizzati per le comunicazioni telefoniche tra i sodali per l’organizzazione delle attività di vendita trasporto e consegna dello stupefacente».
Infine «rilevano le elevate disponibilità economiche dell’organismo associativo, come comprovato delle ingenti somme di denaro rinvenute ai singoli sodali all’atto di controlli e perquisizione effettuate».
Nel corso di un controllo da parte dei carabinieri di un paesino della provincia di Monza-Brianza furono in effetti trovate due borse contenenti denaro contante per un importo complessivo di 340 mila euro avvolto in sacchettini di cellophane e suddivisi in mazzette riportanti la scritta “Lupin”.
Nel corso della perquisizione i militari sequestrarono anche un “disturbatore di frequenze” atto al rilevamento di radiofrequenze, due telefoni marca “blackberry”, due telecomandi di forgia triangolare e altro materiale.
L’organizzazione, inoltre, disponeva di una abitazione che veniva utilizzata oltre che come base di appoggio per gli indagati, quasi tutti residenti a San Luca, anche per ospitare persone di origine calabrese, contigue alla ‘ndrangheta, «in particolare Vottari S. e Nirta G.».(r.m.)
Il “progetto”
Nel corso dell’indagine “Dedalo” gli investigatori dei carabinieri, coordinati dalla Procura antimafia di Milano, intercettano il 31 maggio 2016 due soggetti intenti a «contare soldi», che si mostrano «ben consapevoli» dei legami dei loro sodali con le famiglie ‘ndranghetiste: «... alla ‘ndrangheta di (...) vogliono mettere in piedi a San Luca! Volevano fare la cosa tipo mafioso! San Luca a Milano... al Nord... (inc.) ... hai capito?». Dal tenore delle espressioni utilizzate emerge, secondo il gip di Milano, la «piena consapevolezza dei due interlocutori della destinazione “calabrese” dei profitti illeciti e sottolineano i rischi connessi al trasporto di ingenti quantità di denaro: »Non è quello, Massimo, è che anche a portare avanti e indietro i soldi, rischi per un c... quelli mica sono i tuoi? un passaggio te lo do pure ben volentieri, no? Però, a me, nei casini, non mi tirate! Perché non voglio stare nei casini! Come c... te lo voglio dire!».