"Sono sconcertato e senza parole, ma per certi versi mi viene quasi da ridere perché non ho nessun bene nascosto. Non possiedo niente e non ho conti segreti. Allora ben vengano i controlli su di me e che siano il più approfonditi possibili". Così il sindaco di Riace Domenico Lucano, commenta con l'ANSA l'avviso di garanzia ricevuto ieri dalla Procura di Locri nell'ambito di una inchiesta sulla gestione del sistema di accoglienza nel suo Paese. Un'inchiesta, ha spiegato Lucano, iniziata nel gennaio scorso dopo una relazione della Prefettura di Reggio Calabria e per la quale adesso la Procura ha chiesto la proroga. "Proprio il giorno prima - dice Lucano - ero a Roma ed avevo risolto i problemi con Viminale e Prefettura in merito al sostengo finanziario fornito per l'esperienza dei bonus e delle borse lavoro. E ora arriva questo. Svilisce l'entusiasmo. Da 20 anni sono in prima linea cercando di sviluppare attività collaterali per favorire l'integrazione dei migranti e la loro permanenza qui anche a conclusione dei progetti finanziati".
"Da qui - aggiunge Lucano - sono nate le fattorie didattiche, i laboratori e le botteghe artigiane. Adesso abbiamo anche aperto un asilo multietnico. Stiamo cioè cercando di favorire l'integrazione dei migranti anche a conclusione dei progetti che li riguardano e per i quali sono pagati 35 euro a persona, favorendo percorsi DI lavoro che li invoglino a rimanere. Una politica che punta anche a far crescere il territorio". L'inchiesta, spiega poi il sindaco, mira a chiarire i rapporti del Comune con le associazioni che si occupano dell'accoglienza. "Vogliono verificare - dice Lucano - la rendicontazione degli ultimi due anni sugli aspetti gestionali. Per me possono fare tutti i controlli che vogliono. Anzi, li invito io a farli il più scrupolosi possibile. Non ho soldi e non ho proprietà. Ho un conto corrente con poche centinaia di euro su cui mi viene versata l'indennità. Mio padre, insegnante in pensione, ogni mese dà qualcosa a me e mio fratello. Mio figlio lavora a Roma come ingegnere informatico ed a Roma vive anche una mia figlia. L'altra vive a Siena con la madre. Se vogliono fare i controlli non c'è nessun problema. Il fatto è che vedo una sorta di insistenza. Alla relazione della Prefettura avevamo fatto delle controdeduzioni, che non sono state considerate, evidenziando anche che alcuni punti riguardavano più che altro le criticità del sistema di accoglienza italiano cui abbiamo cercato di sopperire proprio con i percorsi lavoro". (ANSA)