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Cherubino: il "Mastro" non mi sosteneva

Cherubino: il "Mastro" non mi sosteneva

Si è conclusa con la richiesta di conferma della sentenza di primo grado la requisitoria del procuratore generale Domenico Galletta al processo d’appello “Falsa Politica”. Il tribunale di Locri, come si ricorderà, ha riconosciuto la colpevolezza di cinque imputati, condannati a complessivi 52 anni di carcere. Tra loro c’è l’ex consigliere regionale Cosimo Cherubino, che rischia la conferma dei 12 anni disposti dai giudici di Locri, contro i quali hanno proposto appello gli avvocati Nico D’Ascola e Sergio Laganà.

Ed è proprio sulla figura dell’ex consigliere regionale che si è fondata gran parte della requisitoria del pg Galletta, che ha ripercorso gli esiti dell’indagine della Dda reggina valorizzando, in particolare, le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Giuseppe Costa nonché di un altro soggetto ritenuto vicino alla famiglia Cordì di Locri.

Un altro argomento affrontato dal procuratore è stato quello delle interpretazioni di alcune intercettazioni registrate nel corso delle indagini e ritenute importanti ai fini del riconoscimento della responsabilità penale degli imputati, accusati a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso ed altro.

La pubblica accusa si è pure concentrata sulla figura di Giuseppe Commisso, detto “il mastro”, e sul ruolo che questi avrebbe rivestito nel corso delle settimane precedenti le elezioni regionali del 2010, specie dopo quella che è stata definita dal pg la “spaccatura” con altri soggetti già presenti nell’agone politico di Siderno e la scelta di altri candidati da lanciare le competizioni elettorali, anche attraverso l’investitura in “mini summit” con soggetti sidernesi e di Rosarno. Il procuratore Galletta ha poi ripercorso, in sintesi, i motivi d’appello di tutti gli imputati: Damiano Rocco Tavernese e Giovanni Verbeni entrambi condannati in primo grado a 10 anni e 6 mesi di reclusione, e ancora l’ex consigliere comunale di Siderno Domenico Commisso e Rocco Tavernese, condannati a 9 anni e 6 mesi di carcere ciascuno. Per questi imputati interverranno alla prossima udienza gli avvocati Armando Gerace, Domenico Piccolo, Davide Lurasco, Marcello Manna, Sergio Contestabile e Giuseppe Sgambellone.

Ieri hanno concluso davanti alla Corte d’appello (Bandiera presidente, Cappuccio e Di Landro giudici) i difensori delle parti civili Comune di Siderno, avv. Antonio Cutugno, Regione Calabria, avv. Romualdo, e l’avv. Barresi per Città Metropolitana di Reggio Calabria.

Subito dopo l’ex consigliere regionale Cherubino ha reso dichiarazioni sintetizzate in cinque argomenti, iniziando con il sottolineare di non essere stato votato dal “Mastro”. «Non sono mai stato votato dai Commisso – ha detto – Giuseppe Commisso concretamente non ha mai chiesto voti per me». Cherubino ha escluso di aver mai avuto rapporti con il “Mastro” negando che vi sia mai stato alcun accordo politico con altri soggetti che la pubblica accusa avrebbe individuato da alcune intercettazioni.

Cosimo Cherubino ha ripercorso la sua carriera politica iniziata nel 1998 con le elezioni provinciali, e che lo ha visto protagonista di altre successive tornate elettorali, escludendo categoricamente in ogni caso, di aver ricevuto voti da consorterie mafiose.

Per la Procura antimafia, invece, ci sarebbero stato un forte interesse di alcuni componenti della locale di ‘ndrangheta di Siderno sulle vicende politiche del comune jonico reggino, tanto che il pm Antonio De Bernardo, nella discussione del primo grado, ha sostenuto che nel procedimento “Falsa Politica” si sarebbe superato lo scambio di voti e la logica del do ut des: «A Siderno, operava un metodo mafioso attraverso una società di ‘ndrangheta in grado di controllare la politica sidernese e non solo, decidendo i candidati locali nelle varie elezioni, anche provinciali e regionali».

Inflitte condanne a 52 anni di carcere

Oltre a Cosimo Cheribino, condannato in primo grado a 12 anni, il processo di reggio vede alla sbarra Damiano Rocco Tavernese e Giovanni Verbeni, entrambi condannati in primo grado a 10 anni e 6 mesi di reclusione, e l’ex consigliere comunale di Siderno Domenico Commisso e Rocco Tavernese, condannati a 9 anni e 6 mesi di carcere ciascuno.

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