Non avevano il dono dell’Ubiquitas (nome convenzionale dato all’operazione) eppure risultavano essere contemporaneamente in posti diversi. Piuttosto che trovarsi sul posto di lavoro c’era chi era a passeggio, chi leggeva il giornale seduto sull’autovettura, chi andava dal barbiere, chi partecipava a funerali, chi a fare acquisti e chi, addirittura, si dedicava alla cura della persona, facendo delle corsette nel “chiostro” del municipio.
Per un paio di mesi (marzo e aprile 2016), sotto la direzione del maggiore Gianluca Piccione, i loro movimenti sono stati tenuti sotto controllo dai carabinieri e a indagine conclusa sono scattati gli arresti. Sette in tutto. Destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari sono stati un funzionario, quattro dipendenti dell’ufficio anagrafe, un messo notificatore e un operaio del servizio manutenzione. Tutti dipendenti del comune di Melito Porto Salvo.
Gli stessi dovranno anche rispondere, a vario titolo, di aver incassato l’indennità per prestazioni lavorative straordinarie, in periodo elettorale (il riferimento è alla consultazione referendaria del 17 aprile 2016), mentre invece si trovavano altrove.
In manette con l’accusa di truffa aggravata ai danni del comune e falsa attestazione della propria presenza in servizio mediante modalità fraudolente, consistite nell’allontanamento dal luogo di lavoro senza effettuare la timbratura del badge ovvero scambiando il proprio badge con altri dipendenti, sono finiti: Francesco Albano, 61 anni (ufficio anagrafe), Giovanni Attinà, 44 anni (ufficio anagrafe), Giuseppe Attinà, 62 anni (messo notificatore), Antonino Gatto, 64 anni (ufficio opere pubbliche e manutenzione), Vincenzo Manti, 56 anni (architetto, dirigente pro-tempore dell’ufficio Suap–urbanistica), Giuseppe Marino, 64 anni (ufficio anagrafe) e Francesco Praticò 43 anni (ufficio anagrafe). Nei loro confronti il gip del Tribunale di Reggio Calabria che, su richiesta della Procura della Repubblica, ha emesso l’ordinanza eseguita nella mattinata di ieri, ha reputato sussistere gravi indizi di colpevolezza.
Nella mattinata di ieri, a notificare i provvedimenti sono stati i carabinieri della compagnia di Melito Porto Salvo, in collaborazione con personale della stazione carabinieri forestali e della locale Polizia municipale. Il “blitz” è scattato intorno alle 8,30, quando i destinatari erano già sul posto di lavoro.
Nel corso delle indagini sviluppate anche attraverso l’installazione di una telecamera nascosta, secondo l’accusa, è emersa l’insana pratica dello scambio reciproco dei badges personali, in modo da potersi allontanare indisturbati, eludendo così il sistema di rilevazione elettronica delle presenze. Nell’inchiesta risultano coinvolti anche altri indagati, sulla cui posizione il gip si è riservato di emettere misura interdittiva, all’esito dell’interrogatorio cui saranno sottoposti. Gli arrestati, terminate le formalità di rito, sono stati tradotti presso le rispettive abitazioni dove resteranno a disposizione dell’autorità giudiziaria, in attesa dei rispettivi interrogatori di garanzia.
La presenza della lunga teoria di autovetture dei carabinieri ferme davanti al municipio ha fatto da richiamo a tantissimi curiosi. A decine hanno assistito all’uscita dei sette arresta