Era il 4 maggio 1984 quando Angelo Cirimele, un angioletto di tre anni, mentre giocava ai margini di una strada di Rosarno, veniva travolto e ucciso da un taxi che viaggiava a folle velocità. Il 25 ottobre la Corte d’Appello di Reggio Calabria ha messo, per ora, la parola fine, a un’odissea giudiziaria che andava avanti da ben 33 anni. I giudici di appello, in riforma della sentenza emessa dal Tribunale di Palmi nel 2007 ha ritenuto responsabile al 50% B.C. e ha condannato alla liquidazione di 150 mila euro lo stesso soggetto ritenuto responsabile in solido e la “Assitalia Assicurazioni” impresa, questa designata dal Fondo di garanzia Vittime della strada. Saranno risarciti la madre Nicolina Gentile e poi Luigi, Salvatore, Donatella e Giuseppe Cirimele «in proporzione – scrivono nel dispositivo i magistrati reggini di secondo grado – delle rispettive quote ereditarie, oltre interessi legali dalla data della presente pronuncia all’effettivo soddisfo».
La vicenda è paradossale di come i tempi della giustizia siano lenti. Il procedimento era iniziato con atto di citazione dinnanzi al Tribunale di Palmi del conducente della Fiat 125, B.C. e della Colombo Assicurazioni Spa (compagnia in liquidazione), notificato nell’ottobre 1985. Trascorrevano 11 anni per avere la sentenza di primo grado. Era il 26 marzo del 1996 quando il Tribunale deposita la propria decisione, determinando il risarcimento del danno in 80 milioni di lire, oltre rivalutazione monetaria interessi e spese di giudizio. La sentenza veniva appellata da B.C. L’11 aprile 1997 la Corte d'appello reggina decideva il procedimento dichiarando la nullità del primo giudizio per mancata integrazione del contraddittorio nei confronti dell’impresa designata a seguito dell’intervenuta liquidazione della Colombo Assicurazioni Spa, e rimetteva gli atti a Palmi. Punto e a capo, tutto doveva partire da zero. Il 22 luglio 2002 il giudizio veniva riassunto in Tribunale. Per avere la sentenza bis di primo grado bisognava attendere altri ben 5 anni. Era il 7 luglio 2007 quando giudice rigettava la domanda e stabiliva la compensazione delle spese tra le parti. Veniva proposto appello. Dopo numerose udienze, la causa veniva mandata al 26 marzo 2015 per la decisione. Il giorno prima dell'udienza, però, la cancelleria inviava una pec, comunicando alle parti che il procedimento veniva rinviato d’ufficio all’11 febbraio 2016. Quindi la fase finale con la sentenza che è arrivata proprio mercoledì.
In questa storia purtroppo s’inserisce anche un’altra triste circostanza: il padre del piccolo Angelo, attendendo una sentenza mai giunta, è nel frattempo deceduto, era duramente provato dall’esperienza di perdere un figlio in tenerissima età.
Adesso la parola fine, dopo ben 33 anni dalla morte del bambino rosarnese, è finalmente arrivata. La famiglia di Angelo, assistita dal legale Giacomo Saccomanno, adesso ha avuto ragione ma resta l’amaro in bocca perché si è dovuto aspettare così tanto tempo per scrivere la parola fine a questa vicenda. Contento a metà anche il legale che parla di una vittoria ma che si dice rammaricato per l’infinita attesa dopo molti rinvii, spesso senza motivazioni.
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