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Omicidio Barresi, una comunità scossa e incredula

Omicidio Barresi, una comunità scossa e incredula

Una città attonita, senza parole per quanto successo ad Antonino Barresi, il cui corpo (l’identificazione definitiva del cadavere non c’è ancora ma non sembrerebbe residuare alcun dubbio sul fatto che sia lui la vittima) è stato ritrovato carbonizzato sotto la sua auto, una Peugeot 206 di colore bianco, nella piazza di Modenelle ad Arghillà, alla periferia di Reggio.

Antonino Barresi è villese: per molti anni lontano per lavoro dalla sua terra, da più di dieci anni era rientrato in città, ricongiungendosi con la sua famiglia. Una vita sembra ombre, in una famiglia sembra ombre. Ed è questo che lascia davvero stupiti, per le modalità efferate in cui l’uomo è stato ucciso e poi bruciato (anche sulla esatta dinamica e sequenza degli accadimento nelle prossime ore sarà l’autopsia a dare precise indicazioni). Ma chi lo conosce lo descrive come l’uomo pacifico di sempre, con sempre le stesse abitudini e gli stessi orari.

Tre figli (Domenico, Enzo e Barbara), vedovo, la vittima viveva con la sorella, poco lontano da quei mille metri quadrati di terra che erano il suo svago e la sua vita. Andato in pensione dalle Ferrovie (lavorava a Milano come manovrista dei binari), Antonino Barresi torna a casa e comincia la sua vita da coltivatore diretto e allevatore di bestiame: sveglio all’alba va a pascolare il suo gregge e rientra a casa in tarda mattinata. Il tempo di pranzare con la sorella e riposare e riprende la strada di via 2 Novembre, dove ha l’orto e gli animali da cortile. All’imbrunire una passeggiata in macchina a Villa, qualche bar, nulla di più. A casa e a letto, per ricominciare di buon’ora.

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