Un invito a non disertare le urne, a votare con uno sguardo rivolto al futuro ma senza dimenticare il passato – perché chi non si è poi rivelato degno della nostra fiducia non la riottenga –, un’esortazione a non fermarsi alla protesta ma a guardare alla forza della proposta costruttiva, a non lasciarsi «corrompere da promesse, che sono solo connivenze con la corruzione». E poi un monito a chi, oggi candidato, si definisce cristiano pensando di utilizzare la propria fede, il proprio credo, in chiave elettorale per catturare consensi: «A nessuno è stato rilasciato tale patente: chi pensa di esserlo nel profondo, lo dimostri, se eletto, con un impegno politico che sia veramente servizio, come vuole il Vangelo».
A una settimana dal voto che ci porterà alle urne per eleggere i nuovi parlamentari, l’arcivescovo di Reggio-Bova Giuseppe Fiorini Morosini si rivolge, con un messaggio, alla comunità, tanto a chi si sta impegnando in prima persona per conquistare uno scranno alla Camera o al Senato che agli elettori.
L’importanza del voto «Il giorno delle elezioni è ormai imminente - ha scritto monsignor Giuseppe Fiorini Morosini –. In teoria sappiamo tutti che il voto è il massimo esercizio di democrazia e di libertà, perché decideremo noi chi ci dovrà governare. Con il voto noi ipotechiamo il nostro futuro. Spesso, però, nella pratica qualcosa non torna. Vi invito, pertanto, ad andare a votare. È nostro dovere morale farlo, perché astenersi significa lasciare decidere ad altri il nostro futuro. È nostro dovere farlo con coscienza e responsabilità, non lasciandoci ingannare da false promesse: diciamo, pertanto, un no forte al voto di scambio. È nostro dovere farlo con oculatezza: diciamo perciò no ad un voto istintivo di protesta generalizzata, che condanna il passato, ma non costruisce il futuro. Votiamo con uno sguardo volto al passato e uno al futuro. Non rinnoviamo la nostra fiducia a chi non l’ha usata bene nel passato. Promuoviamo, invece, chi ci garantisce per moralità e competenza lo sviluppo futuro, soprattutto quello della nostra Regione e della nostra Città metropolitana».
Speranze disattese: il lavoro Nella sua lettera l’arcivescovo parla di una politica che finora «non è riuscita a risolvere gran parte dei problemi della nostra Regione, anzi ne ha creati di nuovi, contribuendo allo spopolamento di uomini e alla perdita di risorse. Diciamo no, pertanto, ai saccheggi perpetrati nella nostra Regione negli ultimi decenni. Votiamo chi potrà garantirci veramente i diritti sanciti dalla Costituzione per tutti i cittadini italiani». Nell’appello ricorrente il riferimento a due temi, il lavoro ed i giovani, che sono da sempre in cima all’agenda pastorale. «Chiediamo il lavoro per i giovani: basta con l’emigrazione delle forze migliori. Le imprese vanno incentivate ad assumere con opportune politiche di detassazione del mercato del lavoro. Siano utilizzati appieno i fondi strutturali e i finanziamenti europei. Nessuno ci spiega mai perché ciò non avvenga, anche a discapito di settori così delicati, quali i trasporti e la sanità. Chiediamo, ai fini anche dell’occupazione, di supportare e di attrezzare in maniera adeguata le Università, rendendole vere fucine di talenti, appetibili agli occhi dei giovani, che sognano legittimamente un futuro professionalmente gratificante».
La sfida educativa Monsignor Fiorini Morosini punta i riflettori anche sul mondo della scuola. «È troppo elevato il tasso di dispersione scolastica ed è troppo il tempo che intercorre tra la conclusione degli studi e l’inserimento occupazionale. Vengano fornite ai giovani le competenze richieste dall’economia emergente, attraverso l’alternanza scuola lavoro, l’apprendistato e la formazione professionale. La sfida educativa è cruciale per il futuro dei giovani. Bisogna allora supportare in maniera adeguata le famiglie, affinché non vengano lasciate sole nel delicatissimo compito di coltivare la vita e il futuro del nostro Paese: la famiglia non va emarginata, non vanno trascurate le Politiche Sociali e il giusto sostegno agli operatori impegnati nel Terzo Settore. Chi lavora in questo ambito non può essere considerato manovalanza a basso costo o volontariato sociale, che maschera situazioni di disagio o, addirittura, lavoro nero».
Accoglienza e integrazione Nella lettera alla comunità pure l’esortazione ad affrontatare «con responsabilità anche la sfida dell’accoglienza, che non può essere più gestita con la logica dell’emergenza. È necessario pianificare reali progetti di integrazione e di formazione per coloro che vogliono rimanere in Italia e al Sud».
Questione morale «Guardando alla nostra realtà reggina, vorrei sottoporre all’attenzione di tutti l’urgenza della questione morale che interessa politica, istituzioni e cittadinanza – ha scritto ancora l’arcivescovo –. Viviamo in un contesto di illegalità diffusa che si riverbera soprattutto nel mondo del lavoro, creando una frattura sempre più profonda tra popolazione e istituzioni». E, infine, Reggio. «Si prenda a cuore la sua vocazione di città metropolitana, migliorando la rete ferroviaria e stradale, custodendo come bene prezioso il nostro aeroporto e tutte quelle infrastrutture necessarie al retto funzionamento di una città: nuovi asili ed edifici scolastici, nuove strutture aggregative e ricreative».
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