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La responsabilità etica baluardo strategico contro la ’ndrangheta

La responsabilità etica baluardo strategico contro la ’ndrangheta

L’impatto della legge di riforma del nuovo codice antimafia sui rapporti, rectius sulle interferenze tra le organizzazioni criminali ed il sistema imprenditoriale, è considerevole. Lo ha, anche di recente, evidenziato il Procuratore Generale di Reggio Calabria Petralia in occasione del convegno sul tema “La legalità come modello sociale d’impresa” svoltosi in Prefettura alla presenza della Presidente della Commissione parlamentare antimafia on. Bindi che, nel trarre le conclusioni, ha definito tale riforma «una straordinaria occasione per applicare il principio di legalità, asse portante del nostro ordinamento giuridico, a sostegno dello sviluppo economico».

E, in effetti, in Calabria risulta assolutamente necessario conferire priorità all’attività di prevenzione dell’inquinamento dell’economia legale da parte della ’ndrangheta. È del tutto evidente, in proposito, il nesso, drammaticamente stringente, tra le organizzazioni criminali ed il mercato del lavoro, endemicamente caratterizzato da preoccupanti indici di disoccupazione in specie giovanile.

L’effetto sociale più rilevante del crimine organizzato è, infatti, il restringimento della libertà e della creatività del ricchissimo patrimonio di competenze e intelligenze di cui la Calabria è estremamente feconda. In tale contesto, accanto ai giovani, l’impresa deve essere salvaguardata dall’erosione delle sue migliori e vitali energie e dalla subdola e violenta pressione delle organizzazioni criminali. Ecco perché la prevenzione contro l’inquinamento dell’economia legale e del sistema imprenditoriale ad opera della ’ndrangheta costituisce, una priorità dell’azione dello Stato.

Le innovazioni recate dalla riforma del codice antimafia forniscono nuovi e importanti strumenti di prevenzione, nuove misure di prevenzione patrimoniale che a partire dal “l’amministrazione giudiziaria dei beni connessi ad attività economiche e delle aziende dall’amministrazione”, attraverso l’istituto del “controllo giudiziario delle aziende”, giunge fino a “l’amministrazione, gestione e destinazione dei beni sequestrati e confiscati”. Soggetti destinatari di tali misure sono in primis gli indiziati di appartenere alle associazioni mafiose ed i soggetti indiziati del delitto di corruzione. Si tratta di una vera e propria rivoluzione, atteso che tali istituti possono essere resi operativi quando nel corso di indagini e verifiche emergono seri indizi di illecito arricchimento di pericoli di infiltrazione mafiosa o di forme di illegalità e corruzione nei contratti pubblici. Del resto, tali innovazioni integrano il potere di interdizione antimafia posto dal legislatore in capo ai Prefetti proprio a tutela delle opere e dei contratti pubblici. Al Prefetto, in particolare, quale terminale dell'attività di prevenzione e sicurezza dello Stato nel territorio è richiesta una attenta ed equilibrata ponderazione dei contrapposti valori costituzionali in gioco: la libertà d’impresa e la tutela dei fondamentali beni che presidiano il principio di legalità ed il diritto al lavoro, l’utilità sociale e il rispetto della dignità umana. Tale ultimo provvedimento riguarda anche  il caso di imprese colpite da interdittiva antimafia al precipuo scopo di assicurare il completamento delle dette opere o di assicurare la continuità di servizi pubblici essenziali o, infine, anche al fine di salvaguardare i livelli occupazionali o l’integrità dei bilanci pubblici.

Un quadro normativo a tutto tondo, dunque, posto a garanzia delle imprese chiamate ad essere autentiche sentinelle del fare nella legalità. Lo scrittore di San Luca Corrado Alvaro  nel cogliere il clima di subcultura mafiosa asseriva : “Per la confusione di idee che regnava tra noi a proposito di giustizia e d’ingiustizia, di torto e di diritto, di legale e illegale; per gli abusi veri e presunti di chi in qualche modo deteneva il potere non si trovava sconveniente accompagnarsi con un ’ndranghetista”. E qui occorre continuare nella  scelta di campo per garantire linee di legalità e di responsabilità etica fino a costituire un baluardo sociale nei confronti della ’ndrangheta e delle sue devastanti organizzazioni criminali.

* Prefetto di Reggio Calabria

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