Era stato giustiziato come un cane, con un colpo finale alla testa. Il corpo di Francesco Antonio Alvaro era stato trovato dal fratello nei pressi del cimitero di Sinopoli all’alba del 17 luglio 2014. A febbraio scorso, il collaboratore di giustizia Simone Canale viene sentito dal sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria Giulia Pantano e, in quell'occasione, spiega i contorni nei quali sarebbe maturato l’omicidio di Francesco Antonio Alvaro. Quel verbale è diventato pubblico a seguito della richiesta di acquisizione del pm Pantano nell’ambito di un processo che si sta svolgendo a Palmi, nel quale sono coinvolti alcuni membri del clan Alvaro.
«Glielo hanno lasciato vicino al cimitero, così non fanno fatica», gli avrebbe confidato un membro della cosca Alvaro, il clan che aveva “adottato” Canale dopo averlo “battezzato” in carcere. «Ricordo perfettamente il periodo – ha dichiarato Simone Canale al magistrato reggino – posso ovviamente sbagliare di un paio di giorni. So che Mercuri Rosa, moglie di Corica Rocco, fece sapere al marito (non so se tramite telefonata o in un colloquio carcerario) di questo omicidio. In pratica disse a Corica di avere ricevuto la visita a Taurianova di Alvaro Domenico detto “Micu Merlu” e di Carmine Penna detto “u mutu” (fratello di Nino e Giuseppe) per informarla e perché a sua volta informasse il marito e il Corica… dell’avvenuta esecuzione dell’Alvaro. I due dissero infatti alla Mercuri “avvisa che è caduto Francesco Antonio”».
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