"Nerone": questo é il nome che gli investigatori della Squadra mobile di Reggio Calabria hanno dato all'indagine che ha portato all'arresto di Antonino Labate, di 68 anni, elemento di spicco dell'omonima cosca della 'ndrangheta, per avere tentato di uccidere sei romeni. Sotto le direttive della Direzione distrettuale antimafia, i poliziotti hanno ricostruito le dinamiche dell'incendio che ha messo a rischio la vita dei sei rumeni, donne, bambini e un uomo. Dalle indagini é emerso che Labate, durante un litigio, aveva picchiato con un bastone la donna rumena che occupava l'immobile con i suoi ospiti, con la minaccia di "bruciarli vivi" per aver abbandonato alcuni sacchetti di spazzatura accanto all'ingresso di un podere di sua proprietà. Il presunto boss era quindi passato dalle minacce ai fatti, cospargendo di benzina e dando fuoco all'androne dell'abitazione in cui si trovavano gli stranieri.
Decisivi per far luce sull'episodio si sono rivelati i filmati dei sistemi di video sorveglianza esaminati dagli investigatori della Polizia di Stato. L'accurata analisi delle immagini riprese dalle telecamere posizionate sulle strade vicine al luogo del delitto, ha consentito ai poliziotti della Squadra Mobile di accertare che, nello stesso pomeriggio, Antonino Labate era andato a riempire un bidone di benzina, con una bicicletta elettrica, in un distributore di carburanti della zona. Quindi si era recato a casa dei rumeni per appiccare l'incendio al fine di "bruciarli vivi".