Un’altra mega truffa ai danni dell’Inps è stata scoperta, dopo mesi e mesi di mirate e capillari indagini, nella Locride dagli investigatori del Gruppo di Locri della Guardia di Finanza diretto dal colonnello Nicola Sportelli. Tra i quasi mille falsi braccianti che percepivano regolarmente l’indennità di disoccupazione, maternità o malattia, figurano pure un latitante extracomunitario, il proprietario di una Ferrari 360 Modena e i possessori di ville o case di pregio.
Sotto la lente d’ingrandimento dei militari delle Fiamme Gialle di Locri sono finite ben 33 aziende agricole (e in seguito evidenziate con la matita blu e poi segnalate all’Agenzia delle Entrate) situate nella Locride e in particolare nei centri posti alle pendici dell’Aspromonte ossia Platì, San Luca, Africo, Casignana e Careri, aree queste, tra l’altro, dove, stando a quanto più volte affermato dagli investigatori delle forze dell’ordine e dai magistrati antimafia reggini, gravitano, si muovono e comandano i clan più forti e ramificati della ‘ndrangheta.
Il blitz i finanzieri lo hanno compiuto anche per avviare il recupero di poco meno di 6 milioni di euro che ben 923 lavoratori “fantasma”, un vero e proprio esercito di falsi braccianti, erano riusciti ad ottenere dall’Inps a titolo di indennità assistenziali e previdenziali. Nel corso, inoltre, delle indagini, per come evidenziato dagli investigatori delle Fiamme Gialle del Gruppo di Locri, è emerso, in tema di truffe, uno scenario davvero inquietante: agricoltori che non conoscevano la posizione o la conformazione dei terreni all’interno dei quali avrebbero lavorato per anni; operai alle dipendenze di datori di lavoro e con colleghi di cui, hanno riferito, di non ricordare i nomi; assenza di documentazione sulle attività imprenditoriali delle aziende; terreni incolti che sulla carta risultavano floridi vigneti e uliveti e, “ciliegina sulla torta”, donne assunte come lavoratrici che svolgevano giornalmente e metodicamente altri lavori.
Tra le persone denunciate, inoltre, figurano, come sottolineato dagli inquirenti, anche diversi pregiudicati, alcuni dei quali ritenuti anche “vicini” ai più importanti clan della ‘ndrangheta che operano nella zone a sud della Locride.
L’operazione, questa volta dal punto di vista fiscale, trae origine dal blitz che a luglio scorso, a seguito sempre di un’approfondita indagine della Guardia di Finanza del Gruppo di Locri, sfociò nelle denuncia alla Procura di Locri, per il reato di truffa aggravata, di diversi titolari di aziende agricole e centinaia di falsi braccianti.
Dalle indagini, infatti, compiute dagli investigatori delle Fiamme Gialle sono emerse diverse contraddizioni tra lo stato dei terreni da coltivare e il reale fabbisogno di braccianti, nonché l’assoluta antieconomicità dell’attività d’impresa formalmente esercitata, mentre le indagini patrimoniali hanno consentito di accertare, a carico di alcune persone, il possesso di immobili di valore (lussuose ville e appartamenti di pregio) e diversi veicoli molto costosi e di particolare lusso come, appunto, nel caso del falso bracciante agricolo (la cui residenza è in un centro interno della Locride posto alle pendici dell’Aspromonte), peraltro risultato nullatenente nonostante abbia a carico, essendo sposato, anche una famiglia, proprietario di una Ferrari modello “360 Modena” regolarmente parcheggiata nel garage della propria abitazione.
Di conseguenza, le figure del titolare di ogni azienda agricola e dei lavoratori fittiziamente assunti sono state ricondotte alla stregua di soci di una società di fatto, del tutto assimilabile alle società di persone dove il contratto si può perfezionare anche per fatti concludenti, i cui proventi possono essere recuperati a tassazione sulla base del principio della responsabilità solidale dei soci, operante anche per i rapporti tributari e le obbligazioni da essi derivanti.
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