L’accordo tra i clan Alvaro e Piromalli è stata cristallizzata da una delle più importanti inchieste dell’antimafia nel mandamento tirrenico degli ultimi anni. In “Cent’anni di storia”, infatti, procedimento nato dopo l’omicidio di Rocco Molè il primo febbraio 2008, gli uomini della Dda riescono a ricostruire le nuove dinamiche criminali, con l’esclusione del clan Molè dagli affari portuali e la nuova alleanza stretta tra i “signori della montagna”, gli Alvaro, e quelli della Piana di Gioia Tauro, i Piromali. La conferma della bontà di quella intuizione investigativa, a distanza di più di 10 anni, è arrivata anche dal collaboratore di Vibo Valentia Andrea Mantella. Nei verbali di interrogatorio dello scorso 27 marzo, acquisiti nel processo “Guardiania” in corso a Palmi, il pentito parla poco dell’oggetto e degli imputati nel procedimento e molto delle relazioni tra gli Alvaro e i Piromalli.
L’affaire “All service”
Forse Mantella non è a conoscenza del cosiddetto “affaire All service”, cioè la cooperativa portuale sulla quale si consumò la rottura tra i Piromalli e i Molè. Il tentativo di scalata alla coop da posizioni contrapposte segnò la rottura tra i due casati di ’ndrangheta e, al contempo, l’inizio della collaborazione dei Piromalli con gli Alvaro a discapito dei “cugini” Molè.
«Ho conosciuto Alvaro Domenico, figlio di Alvaro Carmine detto “u cupertuni” – dichiara Mantella - Domenico Alvaro aveva condiviso con Rocco Molè a Spoleto la detenzione in regime di 41bis. Domenico Alvaro, durante la comune detenzione, mi disse che Rocco Molè si doleva del comportamento dei Piromalli e che stava elaborando progetti scissionisti e comunque espansionistici nel panorama criminale gioiese». Un’affermazione, forse inconsapevole, in linea con l’esito delle indagini sublimate nella sentenza del processo “Cent’anni di storia”.
Dalla montagna al mare
«Conosco alcuni componenti della famiglia Alvaro di Sinopoli – aggiunge il collaboratore di giustizia -. Rappresento che gli Alvaro sono una delle più importanti famiglie di ’ndrangheta e avevano rapporti con le cosche del vibonese (Mancuso e Lo Bianco) nonché so di alleanza saldissima coi Piromalli e la famiglia mafiosa dei Crea di Rizziconi. Alvaro Domenico l’ho conosciuto nel carcere Lo Russo Cotugno a Torino. Ricordo che mi disse che suo padre aveva il “comando assoluto” della cosca Alvaro. Mi disse che il padre non approvava il vecchio “mandamento” ed era più “azionista” rispetto agli altri Alvaro.
Contrasti sulla “linea”
Secondo Mantella, però, non tutto il clan Alvaro avrebbe approvato l’alleanza con i Piromalli. «Domenico Alvaro - afferma il pentito vibonese – aggiunse che suo padre era andato in contrasto con gli altri zii che invece erano in affari coi Piromalli sul porto di Gioia Tauro… Ho solo sentito nominare ancora tale Alvaro Nicola, soggetto claudicante, detto “Cola u zoppu” che mi fu indicato come uno ndranghestista degli Alvaro, alleato dei Piromalli. So che dopo l’omicidio di Rocco Molè, fu intensificata l’interessenza criminale degli Alvaro coi Piromalli. Noi vibonesi dicevamo “Cola u zoppu è intricato coi business coi Piromalli. Voglio dire che nella ndrangheta si conoscono le alleanza delle varie cosche e di certo si conoscono (anche solo per fama criminale) gli esponenti di mafia importanti».