Molte strampalate conversazioni captata dagli uomini della Squadra Mobile di Reggio Calabria è tra due dei principali indagati dell’indagine “Arma cunctis”, il locrese Giuseppe Arilli e il cinquefrondese Francesco Tigani. I due, in modo un po’ goffo, tentato di celare il vero oggetto della telefonata: la compravendita di armi.
E sono tantissime le intercettazioni ambientali e telefoniche che gli investigatori captano tra gli indagati. Lo spaccato che emerge è preoccupante: esiste un imponente e continuo traffico di armi che collega la costa ionica con quella tirrenica della provincia reggina. Nella piana di Gioia Tauro, gli uomini del clan Commisso di Siderno e di quello Zucco-Cataldo di Locri comprano pistole e fucili, armi da guerra e munizioni. Al centro di questo presunto traffico ci sarebbero, oltre al meccanico incensurato Francesco Tigani, anche altri uomini della piana: Maurizio Napoli e Giorgio Timpano di San Giorgio Morgeto e Domenico Russo di Rizziconi.
Questo forte e intenso collegamento con la piana emerge fin dalla prima intercettazione. Sono le 19.41 del 6 luglio 2013, infatti, quando gli inquirenti intercettano Arilli e Domenico Zucco, appartenente all’omonimo clan di Locri, che discutono di una partita di “Kalashnikov”. Gli investigatori ci mettono pochi minuti a capire che una parte consistente del business delle armi ha la sua base nella piana di Gioia Tauro.
D: «Sette e sessantadue…minchia…sono grossi questi…»
G: «Se sai qualcuno?…» D: «Ma tu ti vuoi comprare un…coso?». G: «Che cosa?…» D: «Vuoi un Kalashnikov nuovo nuovo nuovo?» G: «Vedi se me li trovi… Però mi interessa sapere il prezzo… prima… perché altrimenti me li faccio portare dalla Piana… perché noi dalla parte della Piana…». D: «Lo so che costano care… non li trovi facilmente…». G: «Trovare dalla parte della Piana si trovano… come vuoi…».
Una intercettazione inquietante: «Nella piana – dice Arilli – li trovi come vuoi e al prezzo giusto». E grazie alla microspia piazzata nell’auto di Arilli, gli investigatori della Mobile riescono a scoprire uno a uno i fornitori che dalla tirrenica riforniscono di armi gli uomini della Locride. È il caso del rizziconese Domenico Russo. In una intercettazione, Arilli sostiene di avere visionato un deposito piano di fucili: «Questi – dice Arilli a questo riguardo a un altro uomo –, secondo me, è qualche squadra di quelli che rubano i fucili...», decantando il numero e la qualità delle armi posseduta da Russo. Nel prosieguo delle indagini, i poliziotti riescono a ricostruire i ruoli che i vari indagati della Piana avrebbero rivestito nell’associazione: Maurizio Napoli e Giorgio Timpano «con il ruolo di promotori e di organizzatori dell’associazione», si legge nell’ordinanza, e insieme a Domenico Russo «anche quali stabili fornitori di armi e munizioni del sodalizio…».
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