Sotto estorsione a Gioia Tauro come a Vibo Valentia. È quanto emerge dal verbale del collaboratore di giustizia vibonese Andrea Mantella acquisito nel processo nei confronti dell’imprenditore Alfonso Annunziata. Nell’ultima udienza del procedimento che si sta celebrando davanti al collegio del Tribunale di Palmi, il pubblico ministero della Procura antimafia di Reggio Calabria Roberto Di Palma ha chiesto e ottenuto, anche con il consenso degli avvocati degli imputati, l’acquisizione dei verbali dell’ex boss del vibonese divenuto collaboratore di giustizia.
Nella stessa udienza si sarebbe dovuto sentire un altro pentito, Simone Canale, il quale però non ha potuto presenziare all’udienza e la sua audizione è stata rinviata alla prossima seduta. Secondo quanto emerge dai verbali, allegati al processo “Provvidenza”, maxiprocesso contro la cosca Piromalli di Gioia Tauro, Mantella avrebbe incontrato alcuni esponenti di spicco del potente clan della città del porto, proprio all’Annunziata (senza specificare dove). Il collaboratore ha dichiarato ai magistrati della Dda che sarebbe a conoscenza del fatto che, all’interno dell’Annunziata, ci sia un locale “bonificato” da microspie dove si poteva parlare senza essere intercettati. Infine, Mantella ha sostenuto che Alfonso Annunziata era sotto estorsione della cosca Mancuso per la sua attività commerciale di Vibo Valentia. Che l’imprenditore originario della Campania pagasse i clan a Gioia Tauro non era un mistero.
Secondo l’accusa portata in aula dalla Dda, Annunziata sarebbe invece un imprenditore in affari con la cosca Piromalli. Un’accusa dalla quale Annunziata si è sempre difeso. Nella sua deposizione in aula, l’imprenditore si è lasciato andare a uno lungo sfogo sostenendo di essere una vittima delle cosche, non un colluso.
«Quando ho aperto il negozio di 4000 metri quadri allo svincolo dell’autostrada… nel ’95 – ha dichiarato al pm Di Palma – si sono presentati a nome di queste famiglie e mi hanno costretto, mi hanno tassato, diciamo così, 20 milioni a una cosca e 20 milioni a un’altra… e più 10 li versavo a quell’altra famiglia”, quella cioè di Peppino Piromalli. Una “tassa” che è andava via via crescendo secondo il volume degli affari dei negozi Annunziata. «Passato poi nel 2000 – ha aggiunto l’imprenditore – io ho fatto un ampliamento del negozio e mi hanno tassato poi a 50 (milioni di lire, ndc)».