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Omicidio Filippone, inflitti 30 anni allo zio-assassino

Omicidio Filippone, inflitti 30 anni allo zio-assassino

Il gup di Locri ha condannato a 30 anni di reclusione Antonio Sgrò, imputato per l’omicidio del nipote Francesco Filippone, avvocato penalista ucciso il 23 febbraio dello scorso anno a Locri. Il giudice ha accolto la richiesta di pena formulata dal pm Vincenzo Toscano all’esito dell’articolata requisitoria, nel corso della quale ha ripercorso le indagini che sono state eseguite da carabinieri e polizia.

L’accusa contesta all’imputato è il reato di omicidio con l’aggravante dei futili motivi per “dissidi familiari di matrice prevalentemente economica”. A seguito di una serie di accertamenti, e per come contestato nella richiesta di rinvio a giudizio, l’imputato ha sparato a distanza ravvicinata contro vittima due colpi di pistola attingendolo nella regione toracico addominale e, successivamente, esplodendo l’ultimo colpo quando la vittima era già al suolo, colpendolo nella regione parietale sinistra. Dopo avere commesso l’omicidio il 69enne ha chiamato la centrale operativa dei carabinieri e si è consegnato agli investigatori.

Alla prima udienza preliminare Antonio Sgrò, assistito dagli avvocati Menotti Ferrari e Filippo Commisso, ha scelto il giudizio con il rito abbreviato.

Ieri, all’esito della camera di consiglio il giudice Domenico Di Croce, ha condannato l’imputato, previa esclusione di una circostanza aggravante, alla pena di 30 anni «già ridotta per il rito prescelto», disponendo l’interdizione perpetua del 69enne dai pubblici uffici e l’interdizione legale per tutta la durata della pena. Il gup ha ordinato la confisca e la distruzione dell’arma, dei bossoli e delle ogive in sequestro, nonché la restituzione agli aventi diritto dei restanti beni in sequestro.

L’imputato è stato condannato al risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali da liquidarsi da parte del competente giudice civile provocati alle parti civili, rappresentate dall’avv. Domenico Leone, per la madre della vittima, e l’avv. Maria Roccisano, per la sorella, che si sono associati alla richiesta di condanna formulata dalla procura sottolineando, fra l’altro, la figura professionale e umana del giovane collega sia a livello professionale sia nei rapporti extralavorativi.

Tra 90 giorni il deposito della motivazione.

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