Antonello Lupis
ROCCELLA
L’anziano “mammasantissima” di Africo, Giuseppe Morabito, 84 anni, “u tiradritto”, ritenuto dai magistrati antimafia a capo dell’omonimo clan e all’apice del “Mandamento Jonico” della ’ndrangheta, non sta affatto bene con la salute e le serie patologie di cui è affetto potrebbero anche consentirgli di uscire dal carcere di Milano dove ormai è da tempo recluso in regime di 41 bis. Proprio per il suo precario (molto) stato di salute, infatti, la Cassazione ha annullato, con richiesta di un nuovo giudizio, la decisione assunta a dicembre scorso dal giudice del Tribunale di sorveglianza il quale aveva respinto l’istanza, avanzata dai legali del boss di Africo arrestato nel 2004 a Reggio dopo quasi 15 anni di latitanza, di «poter differire la pena o scontarla agli arresti domiciliari per gravi motivi di salute».
Il quadro delle condizioni di salute del padrino calabrese dipinto dalla difesa era ben diverso da quello illustrato dalla Sorveglianza milanese. E lo stesso provvedimento impugnato elencava le molteplici patologie dalle quali Morabito è risultato affetto (anche in base a una relazione sanitaria del 5 dicembre 2017) evidenziando esiti contrastanti in ordine al mantenimento della «capacità di ragionamento» e a un «atteggiamento rinunciatario». Per la Cassazione l’approccio dei giudici milanesi «appare dichiaratamente rivolto all’accertamento della sola gravità delle patologie e della loro trattabilità in stato di detenzione, anche tenendo conto dei possibili ricoveri», osservando come «manchi l’attenta considerazione del complessivo quadro morboso, rapportato all’età e alle condizioni cognitive e motorie, tenendo presente la specifica rilevanza di tale verifica a fronte della necessità di mantenere soglie di afflizione non disumane, né degradanti». Disponendo di riesaminare la richiesta di scarcerazione per gravi motivi di salute del boss di AFrico, Peppe Morabito.