Non è la rabbia contro le decisioni arbitrali di Agrigento il sentimento prevalente tra i tifosi della Reggina. Quello reggino è un pubblico che conosce il calcio ed i suoi equilibri. Si preferisce, perciò, non rischiare di cadere nel vittimismo per una partita che non si è stati in grado di vincere ad Agrigento.
Il malcontento dei protagonisti è lecito. Loro giocano, patiscono gli eventi e hanno tutto il diritto di chiedere maggiore attenzione. Chi, invece, osserva da fuori ed anche con passione si confronta con un quadro che non è esattamente quello che ci si attendeva.
Il fatto che nelle classifiche “formali” ci sia scritto Lfa Reggio Calabria o Fenice Amaranto può non dare la giusta dimensione delle cose. Se, infatti, si leggesse che la Reggina è al sesto posto del girone I di Serie D dietro Trapani, Siracusa, Vibonese, Licata e Real Casalnuovo, si avrebbe forse maggiore contezza della deludente situazione.
La storia, ricca di difficoltà, di come sia nato questo campionato per la nuova Reggina la conoscono tutti. L’idea, però, di addebitare le mancate vittorie solo a fattori esterni rischierebbe di far perdere il focus su responsabilità che non sono certo tutte al di fuori. La partita di Agrigento ne è stata l’ennesima dimostrazione.
Non c’è grande fortuna, ma ci sono certamente lacune strutturali che non sono state colmate. Con il problema muscolare che ha impedito l’utilizzo dal primo minuto di Rosseti si è quasi avuta l’impressione di essere tornati due settimane prima. Alle partite in cui la squadra giocava senza attaccanti over, con la differenza che c’era il solo Bolzicco a duellare con i difensori avversari.
Tra esterni e seconda punta a supportare l’argentino inizialmente si sono visti solo giocatori under. Ottimi giovani ma che a volte finiscono per non gestire al meglio palloni che possono diventare occasioni con il passaggio opportuno o la scelta fatta con i tempi giusti. Averne troppi in campo in fase offensiva rischia di togliere efficacia alla manovra.
E così è stato all’“Esseneto” in circostanze che avrebbero potuto creare un numero di occasioni tale da aumentare le possibilità di rendere marginali le decisioni arbitrali. Non è probabilmente un caso che con l’avanzamento di Barillà si sia visto qualcosa di meglio e ancor più con l’ingresso di Rosseti, benché il calo dell’Akragas abbia dato una mano.
Anche perché nel calcio si citano molto le proprie scusanti, ma mai si tiene conto di quelle per gli avversari. I siciliani avevano giocato in Coppa Italia in settimana, impiegando praticamente tutti gli stessi effettivi che hanno affrontato la Reggina.
Trocini ha pochi giocatori offensivi di alto livello. Lo dimostra anche il numero di gol. Dodici realizzati in dodici partite, una miseria. Solo cinque squadre hanno fatto peggio.
L’inserimento di Porcino potrà dare qualcosa in più in fatto di qualità sulla fascia sinistra, ma non basta. Alla squadra servono calciatori, possibilmente più di uno, il cui curriculum parli chiaro in fatto di assist e gol realizzati. Le indicazioni per il mercato di dicembre sembrano chiare e la piazza si aspetta segnali importanti dalla proprietà.
Reggina, crescono i rimpianti. Vietato cadere nel vittimismo
Il pareggio di Agrigento conferma le lacune strutturali della squadra. Bolzicco non si sblocca: ancora una volta si fatica tanto a finalizzare le occasioni. Il mercato di dicembre dovrà dare risposte alla piazza
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