La sconfitta con il Real Casalnuovo è stata per la Reggina la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. A fine gara è andata in scena una contestazione civile, ma rumorosa ed indicativa di quello che è il sentimento di Reggio Calabria. Buona parte della tifoseria aveva scelto di sostenere questo progetto, benché fosse chiaro da subito che ci sarebbe stato da pazientare per rivedere la propria squadra riacquisire il vecchio nome ed identità. Oggi i risultati del campo diventano un presupposto per chiedere chiarezza immediata su quello che sarà il futuro. Dall’impegno che sarà profuso per ridare alla città il simbolo della propria squadra di calcio a come saranno rinnovate le ambizioni per quel che riguarda le questioni strettamente di campo.
Nel primo caso la società ha già lasciato intendere la volontà di assecondare il desiderio della piazza e la vicenda è destinata ad avere uno sviluppo che si articolerà nei prossimi mesi. Su questo fronte si avrà modo di tornarci. Dove, invece, si potrebbero avere risposte più immediate è ciò che riguarda l’aspetto tecnico. Venute a cadere tutte le giustificazioni per una partenza complessa, sono emerse in maniera netta i limiti di un organico che fatica ad avere un gioco efficace ed evidenzia lacune qualitative. La possibilità di vincere il campionato è già evaporata da tempo. L’idea che la stagione sia compromessa potrebbe in teoria anche aprire il campo ad ipotesi di strategie conservative dal punto di vista economico, magari per preservare risorse in vista della prossima stagione.
Il ragionamento potrebbe essere valido solo per piazze di Serie D con dimensioni, storia e blasone diversi da Reggio Calabria. Servirebbe, invece, dare segnali che siano di credibilità sulla forza del progetto e provare a sfruttare l’occasione come opportunità per costruire il futuro. La stagione è partita con 3000 abbonati e oltre 5000 spettatori allo stadio. Un bacino di fiducia che giorno dopo giorno si sta logorando di fronte agli insuccessi e alla diminuzione della fiducia verso il nuovo corso.
In città si era perfettamente al corrente che vincere questo campionato, considerate tutte le difficoltà iniziali, sarebbe stato un miracolo. Quello che ha iniziato a far storcere il naso è stato ad esempio aver giocato quasi un terzo di campionato praticamente quasi senza attaccanti over. Ancora oggi basta perdere Rosseti per un problema fisico e ritrovarsi con il solo Bolzicco e senza adeguato peso offensivo. A inizio novembre ad esempio il ritiro del Lamezia dal campionato ha portato allo svincolo di diversi attaccanti interessanti, eppure nessuno ha preso la strada di Reggio. La gente si chiede il perché e qualsiasi motivazione eventualmente espressa troverebbe vigore solo se il mercato, in apertura a dicembre, portasse giocatori forti e pronti da subito a fare la differenza. Il tempo delle giustificazioni ora ha lasciato spazio alla possibilità e alla necessità di fare i fatti.
E, a proposito di occasioni, sarebbe il modo per gettare le basi per una prossima stagione da protagonisti e magari raggiungere subito i playoff.
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Non ci si può più appigliare alla partenza a handicap
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