«Se ci sono altri imprenditori pronti a prendere la Reggina do tempo cinque giorni per farmi pervenire una manifestazione d’interesse».
Così Nino Ballarino ha chiuso il suo intervento d’apertura nella conferenza stampa tenutasi ieri, pochi giorni dopo la contestazione a lui indirizzata in seguito alla sconfitta con il Real Casalnuovo. Non è un modo per gettare la spugna quello del direttore generale e proprietario amaranto, ma un’apertura alla piazza. Quasi a voler rimettere nelle mani della città il futuro calcistico qualora si ritenesse meglio proseguire su un’altra strada rispetto a quella intrapresa. «Devono – ha puntualizzato sui potenziali acquirenti – essere in condizioni di garantire almeno quello che garantisco io e devono poterlo dimostrare. Non voglio soci. Se questo non succede, potremo fare un patto d’acciaio con i tifosi».
Ballarino pare non si aspettasse una rivelazione di dissenso come quella di domenica, soprattutto a poco più di due mesi dal suo insediamento. Un tempo ritenuto troppo breve per una valutazione del suo operato, considerate le condizioni di partenza. Tutto è avvenuto in un clima, a suo avviso, da subito inclemente nei confronti del nuovo corso con probabile riferimento a componenti individuati al di fuori della tifoseria.
«Ho iscritto la squadra – ha evidenziato – senza aver trovato nulla, solo macerie. Fin dal primo giorno si è scatenata una campagna di odio, di accuse e di attacchi personali. Ce ne hanno dette di tutti i colori, ma la cosa che mi ha fatto più ridere è che mi hanno detto che sono poverello. Auguro a tutti i poverelli del mondo di essere almeno come me: con salute e tranquillità economica».
Ballarino ha ricordato quando, una volta emersi i malumori prima dell’iscrizione, si era detto pronto a fare un passo indietro, senza che nessuno si sia fatto avanti per raccogliere nell’immediato il testimone. Ha sottolineato che, pur essendo un imprenditore impegnato in ambito universitario, il suo percorso con la Reggina non è in alcun modo riconducibile all'Università per Stranieri Dante Alighieri della città dello Stretto, per la quale ha chiarito nuovamente di non avere interesse. L’oculatezza nella gestione societaria è un fattore basilare che Ballarino ha voluto porre in risalto. «Sono venuto a Reggio Calabria – ha spiegato – perché è una grande piazza in cui negli ultimi otto anni sono arrivati due fallimenti. Non voglio essere il terzo ed io non fallirò. La squadra è del popolo, ma la società la gestiamo noi».
Chiaro anche il passaggio sugli stipendi dei calciatori pagati sempre con regolarità. «Questo – ha puntualizzato – lo evidenzio con forza, perché le parole restano parole ed i parole sono fatti». Ci sono forti pressioni affinché la società si muova verso l’acquisizione dello storico logo e del nome. «Sono qua – ha chiarito Ballarino – per la storia, altrimenti non sarei venuto. Servono i tempi. Il nostro obiettivo è essere Reggina». Poi il passaggio sul centro sportivo Sant’Agata, per il quale la proroga della concessione scade il 18 dicembre. «Sappiamo che lì c’è la storia. Mi permetto – ha aggiunto – di dire che è fatiscente. Ci sono sei campi ed uno solo sfruttabile. Quante persone prenderebbero il Sant’Agata? Per aggiustare un campo e omologarlo servono 500.000 euro. In previsione della scadenza ci stiamo muovendo su altre soluzioni perché ci hanno detto che la concessione non può essere rinnovata in attesa del bando». A dicembre si apre il mercato di Serie D. Con il primo posto ormai lontanissimo, l’importanza del club impone ugualmente di rilanciare le ambizioni. «Reggio Calabria – ha puntualizzato Ballarino – è una piazza importante e merita rispetto. Ci rafforzeremo e vogliamo arrivare più in alto possibile».
Reggina, Ballarino apre a potenziali acquirenti. "Chi è interessato si faccia avanti nei prossimi 5 giorni"
In conferenza stampa il proprietario e direttore generale risponde alle ultime contestazioni
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