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Barillà: "Reggina devi crederci! Ancora tante partite da giocare"

Il capitano, che spera di rientrare nel prossimo match, carica l’ambiente

Leader in campo e fuori. Cresciuto al Sant’Agata, ha debuttato in seria A con la squadra della sua città nella stagione 2005-2006. Originario di Catona, è rientrato a Reggio lo scorso settembre perché ha il colore amaranto tatuato sulla pelle.
L’uomo copertina è Nino Barillà che il prossimo primo aprile compirà 36 anni. Un infortunio gli ha impedito di essere in campo a Ravanusa contro il Canicattì. Ha seguito il match in tv: «Ho avuto - spiega - un piccolo stiramento e si è deciso con lo staff medico di non rischiare. Spero di esserci per il derby. Stare fuori è dura».
Adesso come si sente?
«Per fortuna mi sono ripreso e non vedo l’ora di poter rientrare. Siamo felici del risultato ottenuto a Ravanusa. Abbiamo meritato i tre punti, anche se c’è stato l’ennesimo errore arbitrale a nostro sfavore. Ormai è diventata una consuetudine subire sviste clamorose. L’1-0 di Girasole era regolarissimo».
Finalmente è arrivato il momento di Bolzicco. Lo stavate aspettando?
«Tomas sta lavorando molto. Aveva già fatto centro contro il Real Casalnuovo, ma la rete gli è stata annullata. È un gran bravo ragazzo che ci darà una grossa mano. Ha qualità e lo si è visto a Ravanusa. Appena ha avuto l’occasione propizia si è sbloccato».
Tre gol e due assist per lei. Intende arrivare in doppia cifra?
«Ci proverò perché ancora mi sento giovane. Nonostante non sia più ragazzino, ho l’entusiasmo degli inizi. A me interessa comunque il risultato, poi chi segna a meno importanza».
- Qual è il vostro reale obiettivo?
«Cercare di conquistare più punti possibili da qui fino a maggio. Reggio merita di tornare in categorie prestigiose e cercheremo di dare una gioia ai nostri splendidi tifosi».
La promozione diretta è ormai sfumata, vi resta la speranza dei playoff?
«Nel calcio mai dire mai. Ricordo che quando ero a Parma avevamo chiuso l’andata con undici lunghezze di ritardo dalla vetta. Sembrava finita, nel girone di ritorno, invece, inanellammo diversi risultati positivi classificandoci al secondo posto. Fu una rimonta straordinaria che ci portò in A. Vietato, quindi, arrendersi, parola di capitano. Ci sono tanti incontri da disputare e potremo dire la nostra».
Perché ha deciso di accettare l’offerta della Reggina?
«Avevo altre richieste, ma quando mi è stata prospettata l’opportunità di firmare non ho avuto un attimo di esitazione. Sarei potuto andare in Lega Pro, ma al cuor non si comanda. Non ho fatto questione di categoria e ringrazio la dirigenza per avermi dato fiducia».
Ha ascoltato la conferenza del dg Ballarino?
«Sì. È una società sempre presente che non ci fa mancare nulla. Comprendo la delusione del pubblico quando si perde, ma siamo di fronte a professionisti che svolgono seriamente il loro lavoro. Si sta portando avanti un progetto per tornare al professionismo».
Nei match casalinghi lo stadio è gremito. Che effetto le fa vedere tanta gente anche in D?
«Nessuno. Noi reggini amiamo la formazione amaranto, a prescindere che sia in D o in un’altra categoria. Sugli spalti ogni domenica ci sono quattromila spettatori e la Curva Sud rimane il “dodicesimo uomo”. Forse in trasferta si percepisce un po’ di più il dilettantismo perché i terreni di gioco sono imperfetti, vedi Ragusa dove abbiamo incontrato parecchie difficoltà nel fare scorrere la palla».
Che derby sarà contro il Locri?
«Tosto, ma non possiamo permetterci altri passi falsi. Dobbiamo dare continuità al successo di Ravanusa».
Essere capitano la responsabilizza?
«Mi sento onorato di indossare la fascia. Se c’è da metterci la faccia non mi tiro indietro e mi è capitato anche in occasione del ko col Real Casalnuovo. È giusto assumersi le proprie responsabilità, soprattutto quando le cose non vanno come dovrebbero».

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