Nessuna rivoluzione tecnica, nessun ribaltone. Per il finale di questa stagione probabilmente Bruno Trocini non è mai stato in discussione. Con sole dieci gare da giocare e con unico obiettivo quello dei playoff non ci sono attualmente i margini per pensieri diversi. A patto che ovviamente nelle prossime partite la squadra dia immediati segnali di risveglio dopo un momento che definire negativo è un eufemismo. Lo raccontano in maniera inequivocabile i numeri, considerato che gli amaranto hanno perso persino le buone abitudini. Una tra queste era l'impenetrabilità difensiva. Quella che era una delle migliori difese del campionato, subisce gol da sette gare consecutive. Nella negatività generale c’è spazio anche per la perdita dell’etichetta di “squadra da trasferta”. Gli amaranto erano imbattuti lontano dal Granillo, ma nello spazio di tre trasferte ne hanno perse due. Entrambe per 1-0 e contro squadre di prima fascia del campionato. Il girone di ritorno doveva essere la fase in cui la Reggina avrebbe potuto accelerare. Forte di una maggiore conoscenza tra i calciatori e anche di qualche nuovo arrivato che strada facendo ha potenziato l’organico. C’è poi un dato eloquente: la squadra ha conquistato esattamente gli stessi punti che aveva ottenuto all’andata (non considerando la vittoria a tavolino contro il Sant’Agata) quando si partiva con la zavorra della partenza in ritardo. Undici in sette gare. Un bottino magro, ma reso ancora peggiore dal fatto che siano state affrontate l’ultima in classifica, la terzultima e la quartultima. Tutte in casa e con una sola vittoria centrata. Cosa non ha funzionato? Ad oggi individuare solo nell’allenatore il responsabile significherebbe seguire una traccia diffusa nel calcio, ma non sempre corretta. La squadra è tutt’altro che perfetta ed è noto che il mercato di gennaio sia stato condotto con il freno a mano tirato, considerato che l’obiettivo primo posto era ormai evaporato. Resta la mancanza di un centrocampista che sia un vero regista e soprattutto di attaccanti in grado di fare la differenza, sebbene ci siano risorse umane adeguate a vincere contro avversari non di primissimo livello. E oggi si fatica ad individuare un’identità tecnico-tattica definita. Si è atteso Rosseti per tutto l’anno e, proprio nel giorno del suo ritorno in campo con il Sant’agata, è arrivata un’espulsione per proteste che gli è costata quattro giornate di squalifica per “espressione irriguardosa” nei confronti del direttore di gara. Non esattamente il modo migliore per ripartire dopo un lungo periodo di inattività. Ieri la squadra ha ripreso ad allenarsi. Oggi è in programma una doppia seduta. L’obiettivo è uscire da questo momento negativo in cui anche le certezze sembrano crollate.