Chi prenderà il marchio della Reggina? La domanda è destinata a trovare risposta il prossimo 29 maggio, quando è prevista l’asta tra coloro i quali avranno proposto un’offerta valida per i beni (minimo 100.000 euro, da presentare entro il 28), tra cui c’è il portafoglio marchi, della Reggina 1914 (oggi in liquidazione giudiziale). La novità delle ultime ore, come è noto, è la discesa in campo del Comune. Come ogni decisione di un’amministrazione, la posizione dell’ente sul marchio non è condivisa da tutti e non mancano le visioni critiche. Certo è che i due fallimenti in meno di dieci anni restano una spia arancione accesa nel percorso verso il futuro del calcio a Reggio. Nessuno se lo augura, ma un giorno potrebbe succedere di nuovo. La necessità di evitare che il marchio finisca nuovamente nelle lungaggini delle procedure fallimentari può essere un fatto quantomeno da considerare. Le discussioni politiche proiettate sul calcio interessano poco ai sostenitori amaranto. Nel comunicato con cui è stata ufficializzata la partecipazione all'asta si sottolinea come il Comune potrà rilanciare “entro i limiti assegnati”. Paletti che potrebbero essere più limitanti rispetto alla volontà e alla disponibilità dei privati. Un orizzonte, tra l’altro, lasciato intendere anche da Falcomatà. La spesa eventuale troverebbe comunque copertura negli stanziamenti di bilancio dell’ente e «non altera -si legge nel comunicato - in alcun modo gli equilibri dello stesso». Ad oggi dovrebbero essere tre le offerte per l’acquisizione dei beni della Reggina 1914 in liquidazione giudiziale, tra cui c’è anche il marchio. Il primo ad annunciare la partecipazione, come si ricorderà, è stato Stefano Bandecchi. Il patron di Unicusano, legato affettivamente alla città, si è detto pronto ad acquistare il marchio e a donarlo al Comune. Proprio giovedì Falcomatà ha evidenziato come per l’ente non sia facile ricevere una donazione. Se il Comune dovesse invece riuscire ad acquisire il marchio è probabile che lo metta a bando. Questo significa che chiunque voglia fregiarsi di raccogliere in maniera definitiva l’eredità della Reggina, dovrebbe corrispondere probabilmente un canone all’istituzione. Non è difficile ipotizzare che per aspirare ad ottenerlo si inserirebbero requisiti stringenti e in grado di restringere il cerchio a chi fa calcio ad un certo livello. Inutile negare che l’attuale Reggina in pectore (La Fenice Amaranto) sarebbe in pole per averlo. Anche perché ha già presentato il proprio progetto per il Sant’Agata ed è nata dalle ceneri calcistiche della Reggina. Si ricorderà come la formazione amaranto disputi la Serie D sfruttando proprio l’articolo 52 comma 10 delle Noif, attraverso cui l’allora sindaco facente funzione Paolo Brunetti scelse proprio l’attuale sodalizio per far ripartire il calcio a Reggio dalla massima categoria dilettantistica. Certo è che ci sarebbe una bella differenza tra l’avere il marchio in concessione ed averlo di proprietà. Dopo l’annuncio di Falcomatà non si è registrata nessuna reazione da parte de La Fenice Amaranto. Le ultime indiscrezioni raccontano di una società che preferisce lavorare in silenzio e portare avanti il proprio percorso su tutti fronti.