Soprattutto silenzi e se possibile fatti. Sembra questa la strada che, da ormai diverse settimane, la Reggina ha scelto di seguire. Nessuna voce dell’organigramma societario ha parlato in interviste del giorno in cui è arrivata l’acquisizione del marchio. Qualche notizia, però, inizia a filtrare. Al di là ovviamente della scelta dell’allenatore, dove si può parlare solo di attesa per l’annuncio di Rosario Pergolizzi come nuovo tecnico amaranto. Tra le questioni con cui la società amaranto si deve confrontare per l’inizio della stagione ci sono quelle logistiche legate al ritiro. Il club si era già attivato dal mese di marzo per andare alla ricerca di soluzioni che potessero portare ad un ritiro in una zona montuosa. Tutte le ipotesi individuate si sono scontrate con problematiche legate alle date e alle disponibilità, con particolare riferimento alla combinazione tra campi regolamentari e strutture alberghiere vicine. Un problema che è valso sia per alcune zone del centro Italia, ma ancor più per le soluzioni individuate in Aspromonte ed in Sila. Ci si poteva pensare prima di marzo? Era difficile farlo per una società che ha vissuto una stagione in cui ha dovuto ricostruire tutto da zero ed affrontare situazioni in cui risolvere i problemi si è rivelato complicato. L’esperienza sarà probabilmente da insegnamento per le prossime stagioni per quel che riguarda il tempismo necessario. Non è però il caso di fare catastrofismi per quel che riguarda le prospettive riguardanti il ritiro. Ad oggi ci sono due strade: individuare date e sedi magari non ottimali, facendoseli andare bene. L’alternativa ad oggi è che il ritiro si faccia al Sant’Agata. Una scelta che è stata vista anche in passato nella storia della Reggina, anche in anni in cui si giocavano campionati più importanti. E soprattutto in questa fase rischia di essere una scelta non conservativa dal punto di vista economico, perché non si ha ancora la certezza di ottenere la gestione a lungo termine della struttura. Si dovrebbe infatti investire da subito sul miglioramento di almeno un campo. Il 30 giugno, come è noto, scade la concessione provvisoria. In seguito la gestione del Sant’Agata potrebbe essere oggetto di un bando, basato proprio sulla progettualità presentata dalla Reggina (unica ad averlo fatto) nel caso in cui le valutazioni la ritenessero di interesse pubblico. La società, come già evidenziato nei giorni scorsi, avrebbe prelazione e possibilità anche di pareggiare eventuali contro-offerte. Non ci sono ovviamente i tempi affinché le procedure si esauriscano entro i tempi del ritiro ed è possibile che, dopo il 30 giugno, si possa decidere per un’altra concessione provvisoria da parte della Città Metropolitana. Il club, eventualmente ottenendola, potrebbe dunque effettuare la preparazione pre-campionato sfruttando la foresteria, gli uffici e i locali di cui ha beneficiato fino al momento. La criticità dei campi verrebbe superata con un investimento del club che si impegnerebbe a sistemarne uno, anche senza avere la certezza di avere la struttura assegnata a lungo termine. Un rischio no enorme, perché la società resta favorita per avere il Sant’Agata, ma sicuramente necessario affinché si possa superare ogni problema relativo ad un eventuale ritiro al centro sportivo Sant’Agata.