Reggina, una sconfitta che fa riflettere: evidenziate le difficoltà di un campionato in salita
La sconfitta subita al Granillo contro la Scafatese ha riaperto malumori all’interno della parte di tifoseria della Reggina che già aveva delle riserve sul progetto. Gli amaranto, dopo due giornate, hanno tre punti. Potevano essere solo uno nel caso in cui non fosse arrivato quel rigore che, a tempo scaduto, ha regalato la vittoria a Barcellona Pozzo di Gotto. Da una parte è giusto riconoscere che entrambe le sfide siano state decise dagli episodi: sia la vittoria che la sconfitta. Tuttavia, né nell’una, né nell’altra occasione si è vista una squadra pronta a vincere il torneo. Potrà diventarlo? Le potenzialità ci sarebbero, ma molto dipende quanto andrà “veloce” il campionato e quanto la Reggina impiegherà per arrivare ad esprimere al meglio. La caduta interna contro la Scafatese vale già un -3 in classifica rispetto all’unico posto che potrà rendere positivo il campionato: il primo. Anche se si è solo alla seconda giornata, una Serie D come quella della scorsa stagione ha dimostrato quanto ogni singolo punto perso possa pesare come un macigno sul futuro. Tuttavia, l’idea – ancora in attesa di conferma – che questa stagione possa vivere su un maggiore equilibrio generale, dà spazio anche alla prospettiva che qualche passaggio a vuoto sia contemplato anche per chi deve puntare al massimo. Il confronto con la Scafatese ha detto che la Reggina avrebbe la forza per mettere sotto chiunque, ma non ha ancora fatto il salto di qualità. Non lo ha fatto sul piano del gioco, né su quello dell’identità. I campani, ad esempio, sono sembrati decisamente più avanti su quest’ultimo punto, anche per l’ordine con cui hanno saputo soffrire nel secondo tempo. Il fatto che nelle prime due gare loro siano stati premiati degli episodi non è da derubricare a mera casualità. Così come non lo è il fatto che a Reggio per gli ospiti sia andata in campo una squadra che per undici undicesimi era costituita da giocatori presi molto prima della fine di luglio. Già lo scorso 4 luglio la Scafatese aveva ufficializzato top player come Aliperta, Raffaele Vacca, Esposito e Foggia. Il 24 era invece toccato a Sowe, Santarpia, Markic, Magri, Becchi e Palmieri. L’ultimo dei titolari del Granillo arrivato era stato il classe 2005 Di Paola (27 luglio). Una tempistica della composizione della rosa che ha dato grande senso al ritiro precampionato. Forse più di quanto accaduto nell’ambiente amaranto dove due tra i primi acquisti in assoluto, Laaribi e Malara, non hanno giocato neanche un minuto in campionato. Gli ultimi tre colpi importanti , invece, sono arrivati a pochi giorni dall’inizio del campionato e Dall’Oglio è diventato subito un titolare. Per non parlare del fatto che il presunto vantaggio dell’anno scorso, ossia quello di avere già una base, è stato quasi cancellato. Della squadra di Trocini che bene aveva fatto nel ritorno non è rimasto quasi nulla: né il modulo, né gli uomini dato che solo tre undicesimi in campo contro la Scafatese giocavano in amaranto l’anno passato (Barillà, Porcino e Adejo).