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Reggina, un amaro e severo ritorno alla realtà

Ma con undici gare ancora a disposizione il gruppo di Trocini non deve gettare la spugna

11 gare da giocare , 6 punti da recuperare su un avversario che ne ha lasciati per strada solo 15 nelle precedenti 23. Sono dati che fotografano perfettamente quanto la corsa della Reggina sul primo posto del Siracusa potrebbe essersi irrimediabilmente complicata dopo la sconfitta nel confronto di domenica. Servirebbe un crollo, difficile da immaginare, degli aretusei per ridare vigore alle speranze amaranto. Nel calcio però l’imponderabile è comunque una possibilità del destino.
Decisivo nel solco tra le due squadre l’andamento degli scontri diretti, dove i siciliani con due vittorie hanno costruito il gap. Circostanze in cui la Reggina non è stata baciata dalla buona sorte. All’andata una gara povera di contenuti fu decisa dagli episodi: il rigore a favore degli aretusei trasformato da Maggio e il palo colpito da Ragusa. Al ritorno la squadra amaranto si è presentata alla sfida con diversi giocatori recuperati sul filo di lana e senza Barillà e Grillo. I due protagonisti più importanti nell’economia del gioco, per la capacità di gestire i ritmi e trovare la chiave per attaccare con efficacia gli avversari. Soprattutto sul risultato di vantaggio firmato da Girasole , si sarebbero probabilmente visti meno lanci lunghi e una maggiore capacità di capitalizzare il gioco negli spazi che venivano concessi.
Il Siracusa si è invece presentato al Granillo al meglio, con organico completo e con l’emergenza centrocampo messa alle spalle da poco. Giocare questa partita qualche settimana prima avrebbe probabilmente creato condizioni iniziali diverse. La fortuna, però, aiuta quasi sempre i più forti. A Reggio Calabria nessuno si è sognato di imputare la sconfitta alla mala sorte. Alla fine è in fuga la squadra che tutti avevano additato come favorita del campionato e che ha picchi di qualità anche dove mancano alla Reggina.
Basti pensare al centravanti Maggio, che nelle fasi di maggiore difficoltà dei siciliani è diventato l’appoggio del gioco aretuseo. Le sue sponde hanno permesso di dare un senso alle verticalizzazioni, a cui il Siracusa era costretto per superare il pressing alto – durato poco in realtà – di una Reggina che gradualmente ha perso certezze e ha offerto poi anche spazi. Un giocatore di categoria di questo tipo, da due anni a questa parte, gli amaranto non lo hanno mai avuto. Barranco ha dimostrato di essere valido, ma ha caratteristiche diverse, La verità è che per qualche settimana si è coltivata la speranza che il girone I della Serie D proponesse contenuti diversi da quelli prevedibili di ogni stagione. Che magari per una volta potesse vincere una squadra senza il budget più alto (come la Reggina) o che gli scontri diretti non fossero poi così decisivi. Speranze che oggettivamente iniziano a sgretolarsi.
Ora, già messe alle spalle le sfide con Scafatese e Siracusa, la squadra ha all’orizzonte solo impegni alla portata. Deve trovare la forza di ripartire e vincere quante più partite possibili, a partire da domenica con il Licata. Non ci sono calcoli da fare. Anche perché tutti con il Siracusa potevano dare di più e serve una reazione d’orgoglio. Vietato mollare.

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