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La classifica segna -3 dalla capolista. La sconfitta del Siracusa ad Acireale ha aperto per la Reggina uno squarcio di speranza in un cielo di realismo. Ne aveva bisogno l’ambiente e se lo meritava anche, considerato che anche dopo la sconfitta nello scontro diretto aveva garantito un encomiabile sostegno. Non cambia molto, invece, per la squadra che resta proiettata all’idea di dover vincere tutte le partite. Ne mancano nove e oggi c’è la ragionevole idea che solo conquistare 27 punti (o magari poco meno) può aprire orizzonti di cambio di categoria. La media punti resta uno dei parametri decisivi qualora ci fosse una corsa al ripescaggio, ma soprattutto permetterebbe di essere pronti nel momento in cui il Siracusa dovesse concedersi ulteriori passi falsi. Gli aretusei sono forti, ma sono chiamati a dimostrare di saper reggere la pressione avendo il fiato della Reggina sul collo. In questa stagione, soprattutto in trasferta, si sono concessi qualche passaggio a vuoto. Addirittura più della Reggina, nella cui classifica, pesano di più i due confronti diretti persi. Sfide in cui c’è anche una componente casualità che ha tifato più per il Siracusa, pur non negando i meriti siciliani. Dal palo di Ragusa nel finale al De Simone (finita 1-0) ad una squadra amaranto nella sfida di ritorno senza uomini fondamentali come Barillà e Grillo.
Con soli tre punti di ritardo, però, si può anche correre il rischio di perdersi nei rimpianti. Primo fra tutti quello di non avere avuto Bruno Trocini dall’inizio, non confermato alla fine della scorsa stagione. Oggi la squadra si regge sul progetto tattico finale dell’annata passata , senza avere cambiato troppi giocatori e avendo ad esempio trovato in Laaribi il fulcro del centrocampo. Uno che il tecnico cosentino conosce bene dai tempi di Rende e che prima del suo arrivo non vedeva il campo.
Nonostante il ko nella sfida del Granillo con il Siracusa, la Reggina nella parentesi Trocini viaggia a ritmo superiore alla capolista. Dieci vittorie, tre pareggi e una sconfitta valgono 2,35 punti a partita. Il Siracusa di Turati nell’arco di tutto il campionato (25 gare) si ferma a quota 2.28. Un parziale che conta poco, ma che può dare autostima ad un gruppo che sulla carta aveva qualcosa in meno della formazione siciliana. Oggi nel complesso quella differenza non si vede nel rendimento, sebbene ogni valutazione definitiva vada rimandata ad un periodo ancor più lungo di quello vissuto.
La spinta più importante la sta dando il pubblico che, alla fine della gara con l’Enna, ha salutato con un boato la sconfitta del Siracusa. I pugni al cielo e gli sguardi convinti della squadra sono i segnali di una Reggina che è viva più che mai e che vuole giocarsi le proprie carte fino in fondo. Per farlo sarà determinante arrivare con il gruppo in buono stato di salute generale. All’orizzonte ci sono i recuperi di Grillo e Forciniti, calciatori che sono mancati molto nell’ultimo periodo. Si attendono, invece, notizie sul fronte Giuliodori che domenica ha lasciato il campo dopo mezz’ora .
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