
Non ha dimenticato i suoi trascorsi in riva allo Stretto: Massimo Taibi ha vissuto otto anni tra campo e scrivania, che lo hanno fatto entrare nel cuore della tifoseria. Da due stagioni è diventato direttore sportivo della Pistoiese. I toscani militano in serie D, come la Reggina. L’ex portierone, il sei settembre, tornerà al Granillo in occasione dell’evento “Operazione Nostalgia”: «Non vedo l’ora - dichiara - di scendere in Calabria. Al momento sono impegnato con il mercato, ma il richiamo di Reggio è fortissimo».
Qual è la sua opinione sull’organico amaranto?
«E’ stato compiuto un lavoro eccezionale e bisogna fare i complimenti dalla proprietà. Ballarino, che ho avuto modo di conoscere, ha impegnato diverse risorse per irrobustire la rosa e non va assolutamente criticato. Chi opera può anche sbagliare, non siamo infallibili e anche a me è capitato di commettere qualche errore».
Montalto e Blondett li ha portati lei al Sant’Agata. Come giudica questi acquisti?
«Positivi. L’organico affidato a Trocini è il più forte del campionato e, a mio parere, la Reggina andrà in Lega Pro. La Nissa non è il Siracusa e le campane non sembrano così competitive per mettere in difficoltà gli amaranto. Anche noi a Pistoia stiamo portando avanti un percorso virtuoso e puntiamo a riabbracciare il professionismo. Abbiamo una proprietà ambiziosa che non si accontenta».
Ci può svelare il suo sogno nel cassetto?
«Il lavoro non è ancora finito e lo completeremo. Un giorno torneremo con Pippo Inzaghi per riportare la Reggina in A. E’ una promessa che ci siamo fatti. L’estate del fallimento ci ha decisamente destabilizzato. Non nascondo che mi sono scese le lacrime. Per me la Reggina non è una società qualsiasi e in città ho tanti amici che ancora mi chiedono perché siamo spariti. Sinceramente fatico a comprendere il fallimento. La situazione è precipitata nel giro di due mesi. Non dormivo la notte pur di trovare una soluzione per evitare il baratro. Fino all’ultimo ci ho sperato, ho cercato, anche contattando un paio di imprenditori, non sono però riuscito nel mio intento. Il destino ci ha giocato un brutto scherzo. Non me ne sarei mai andato se non si fosse spezzato il giocattolo».
Riavvolgiamo il nastro dei ricordi: la parata più bella in riva allo Stretto?
«Il mio debutto con la Lazio al “Granillo”. Finì 0-0 e mi superai su un tiro da distanza ravvicinata di Mancini. La stagione si concluse con la salvezza. Avevamo in squadra calciatori di qualità tipo Baronio, Pirlo, Kallon e Cozza e un allenatore bravo come mister Colomba».

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