Reggio

Domenica 21 Settembre 2025

Una delicata storia di amicizia e di rinascita in scenari di assoluta bellezza: “Tutto a posto” girato tra Reggio e Pentedattilo

Il prime time di Rai Uno vedrà protagonista la Calabria. Domani andrà in onda il film «Tutto a posto» della collana «Purché finisca bene», diretto da Giorgio Romano e girato interamente tra Reggio Calabria e Pentedattilo. Grazie al costante impegno della Fondazione Calabria Film Commission, presieduta da Anton Giulio Grande ancora una volta le luci della ribalta televisiva si accenderanno sulla nostra terra per mostrarne attrattiva e immensa bellezza. Tra i panorami affacciati sul chilometro più bello d’Italia, la meravigliosa Villa Zerbi e il misterioso e affascinante borgo fantasma di Pentedattilo, Romano dirige una storia molto particolare. È il titolo a plasmare la sceneggiatura scritta da Cristiana Farina e Maurizio Careddu. Sbrigativa, ottimista, risolutiva, essenziale, quella locuzione interlocutoria che è «tutto a posto» diventa mille vite, mille umori, mille emozioni, mille paure. Diventa il nascondiglio ideale dei due protagonisti principali, Francesco (Michele Di Mauro) e Sasà (Michele Eburnea), della loro difficile esistenza, del loro difficile rapporto con se stessi e con gli altri. Francesco è un sessantenne, prof universitario, convive da tanti anni con la sua cecità e col dolore per la perdita della moglie. Due cose che l’hanno reso asociale e scorbutico, e ne hanno frustrato cultura e intelligenza. L’unica figlia, Maria, è lontana, studia a Oxford, e di lei si preoccupa solo che il percorso universitario prosegua bene. Barbagli di umanità fanno capolino solo con Angela (Susy Del Giudice), la portiera del palazzo che si occupa di tenergli pulito l’appartamento e che ogni sera gli legge alcune pagine dei classici. Poi c’è Sasà, tra i venti e i trenta, in fuga dal papà sempre ubriaco e manesco, a zonzo per case famiglia e per l’Italia, per letti di signore che ne apprezzano le “qualità”, e per evitare di trovare se stesso e un suo centro di gravità permanente. In un quadro così delineato, le pietre focaie iniziano a cercarsi, almeno loro, e provano col destino a far scoccare la scintilla del cambiamento, che illumini l’esistenza buia. Per il più classico dei casi fortuiti, Sasà si intrufola nell’ampio appartamento di Francesco, e lo elegge a suo domicilio. Naturalmente, senza che il prof si accorga di nulla, o almeno così parrebbe. La presenza di Sasà è silente, dai passi felpati ai primi aiuti che inizia a dare al suo ospite quando questi decide di licenziare Angela. L’affetto reciproco viene fuori lentamente, ma inesorabile. Tra le pieghe dei caratteri di Francesco e Sasà. E sboccia un’intensa storia di amicizia, tra due generazioni totalmente diverse, tra due personaggi che stanno all’opposto, l’uno dell’altro. In alcuni momenti, poi, questa improbabile coppia di coinquilini si trasforma in un valore aggiunto che (quasi) non ti aspetti. Il professore misantropo e non vedente e il ragazzaccio di strada scapestrato in molti casi lasciano scaturire anche dei “pezzi” di commedia all'italiana, perfetti per regalare sorrisi. In scena irrompono anche Anna (Giulia Fazzini) la ragazza per cui Sasà ha un debole e che lavora come floreal designer nel vivaio Morgana di Sante (Antonio Gerardi). Di «Tutto a posto» abbiamo parlato col regista Giorgio Romano. La complicità silente tra Francesco e Sasà e la loro convivenza sono un po’ come una serie di sedute psicanalitiche per riguadagnare la fiducia negli altri e in se stessi? «Sì, diciamo che questa amicizia e questa convivenza sono una sorta di psicoanalisi, perché sappiamo che inizialmente il nostro protagonista, Francesco, non sa della presenza di Sasà. Quindi, Sasà è prima un osservatore, un ragazzo che tenta di imparare, di capire come una persona cieca possa muoversi con incredibile destrezza in casa. E a relazionarsi con l’esterno. Sasà è un ragazzo di strada, guardare un non vedente che si muove in una casa e una città come Reggio Calabria, come se nulla fosse, grazie alla sua memoria, è una cosa che lo incuriosisce. Da quel momento in poi, questa curiosità lo porterà a scoprire anche un'emotività». Ognuno dei personaggi di «Tutto a posto» insegue, più o meno consapevolmente, un obiettivo. Alimentato dalla speranza di raggiungerlo. Forse il compito più difficile ce l’ha Francesco… «Il nostro professore non ha sogni. E se non avesse conosciuto Sasà avrebbe continuato la sua vita colma di autocritica e critica nei confronti del mondo. Diciamo che non ha un vero e proprio obiettivo. Francesco è un professore, per niente socievole, un personaggio che si è abituato a vivere da solo, nei suoi spazi, nei quali non fa entrare nessuno, soltanto Angela. Prima vedeva, ora non vede più, ora pensa che non esista più nulla. Quindi si accontenta dei suoi libri, della storia, perché è quello di cui si nutre. È un egoista, una persona che si prende cura semplicemente della sua cultura, della sua anima. Sasà è un ragazzo che vive di espedienti, di quello che gli dà la strada, e il suo obiettivo si manifesta durante il racconto, quando pian piano inizia a capire di cosa si deve prendere cura: di sé stesso e delle sue emozioni. Da quando Sasà si intrufola nella casa di Francesco inizia per entrambi un percorso che li porterà a conoscersi e infine riconoscersi in ciò che è più lontano da loro: la capacità di amare, che va a braccetto con il saper ascoltare». Il fascino di Reggio Calabria e di Villa Zerbi, il borgo magico di Pentedattilo… quanto sono entrate le location nel cuore del plot? «Sono fondamentali. Oltre a ricreare un'atmosfera, ci raccontano anche un'emotività. Reggio Calabria è riuscita a regalarci e a essere non solo la location ma una protagonista del racconto. Abbiamo scelto Pentedattilo per ricreare un'atmosfera di un paesino ovviamente abbandonato, storico, che è riuscito a regalarci bellissime ambientazioni, emotive e solari, che si sposano benissimo con un racconto come il nostro. Reggio Calabria e Pentedattilo sono state importantissime per questa storia perché rappresentano gli stati d'animo dei personaggi in quelle scene».

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