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Riace, il Viminale ordina il trasferimento di tutti i migranti: il comune può presentare ricorso

Il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione ha revocato i benefici accordati al Comune relativi ai progetti di accoglienza Sprar e Cas. Lo ha reso noto il Ministero dell'Interno con una nota di giovedì scorso.

Sarà l’ufficio ministeriale, si legge nella nota, a procedere con un provvedimento specifico a definire i rapporti contabili e l’eventuale recupero di contributi già erogati. E sarà il Servizio centrale, di Roma, che si farà carico di distribuire in altre sedi i trasferimenti degli ospiti in accoglienza.

Riace, da Comune modello, viene catalogato tra quelli non affidabili per la gestione dell’accoglienza dei migranti.
Molte altre sono le contestazioni valutate non sufficientemente giustificate, ad oggi, dalla municipalità riacese, quali, tra gli altri, il non aver garantito il minimo standard quantitativo e qualitativo previsto, nonché l’erogazione dei servizi a soggetti diversi da quelli del progetto.

Tutto ciò, viene specificato, non afferisce ai fatti che hanno portato alle accuse mosse dalla Procura della Repubblica di Locri nei confronti del sindaco Domenico Lucano, e per le quali da 12 giorni si trova agli arresti domiciliari.
La revoca di ammissione al progetto trae origine da controlli posti in essere dal Ministero e dalla Prefettura di Reggio Calabria sin dagli anni 2016/2017.

Ora il Comune, qualora ritenesse di avere, invece, tutte le carte in regola per dimostrare di aver ben operato, potrà presentare ricorso agli organi giurisdizionali entro i termini di legge.

"Vogliono soltanto distruggerci. Nei nostri confronti è in atto ormai un vero e proprio tiro incrociato. I nostri legali, comunque, stanno già predisponendo un ricorso al Tar contro la decisione del Viminale". È la reazione del sindaco di Riace, Domenico Lucano.

I migranti di Riace, secondo quanto si apprende, verranno trasferiti già dalla prossima settimana e nel giro di un mese dovrebbero essere ricollocati in altri centri. Il coordinamento delle operazioni è affidata al Servizio Centrale, ufficio istituito dall’Anci che gestisce la rete Sprar. I primi stop ai finanziamenti per presunte irregolarità, si riferiscono ad anni precedenti sulla scorta delle prime segnalazioni degli ispettori ministeriali che iniziarono la loro attività nel 2016.

"Il Viminale ha stabilito un termine indicativo di sessanta giorni per la chiusura del progetto Sprar a Riace e per il trasferimento dei migranti, che non può essere dunque immediato. Le persone non sono pacchi postali e stanno seguendo a Riace un percorso d’integrazione e di formazione che deve essere completato per non danneggiarle". Lo afferma il giurista Gianfranco Schiavone, che insieme all’avvocato Lorenzo Trucco ha svolto l’attività di consulente a titolo gratuito del Comune di Riace per la realizzazione del progetto "Sprar".

"Possono essere trasferite a breve termine - aggiunge Schiavone - soltanto le persone che non hanno un radicamento e per le quali non si inficia una percorso d’integrazione già avviato. È chiaro però che tutta questa vicenda è condizionata dal ricorso al Tar da parte del Comune ed alla richiesta di sospensiva del provvedimento, in attesa della pronuncia di merito. In ogni caso la decisione del Viminale è assurda e rientra nella strategia d’attacco in atto contro il modello d’accoglienza creato a Riace. C'è da dire, inoltre, che i rilievi mossi dal Viminale sono in parte errati ed in parte sproporzionati. Ciò che colpisce, più di tutto, è proprio la sproporzione del provvedimento. Sarebbe legittimo applicare penalità così elevate, con la revoca del progetto, solo nel caso in cui si possa a ragione sostenere che il Comune di Riace abbia abbandonato totalmente le persone a se stesse e non abbia erogato i servizi di assistenza. Ed invece siamo in presenza di un progetto grazie al quale le persone sono state assistite con grande umanità e rispettando gli standard dello Sprar. Ci sono soltanto alcune modeste carenze formali e procedurali che
riguardano la parte amministrativa del progetto. Carenze che non giustificano assolutamente la decisione del Viminale di chiudere il progetto. Per questo dico che ci troviamo di fronte ad una decisione del tutto sproporzionata".

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