Sono come sospesi in un limbo gli abitanti di Riace, italiani e migranti allo stesso modo. La decisione del Viminale di chiudere il progetto Sprar del piccolo comune della Locride, nonostante le rassicurazioni che tutti i trasferimenti saranno su base volontaria, lascia i migranti con dubbi e perplessità. Tutti sono concordi nel ribadire che nessuno lascerà il paese dove alcuni vivono da anni e si sono stabiliti con la famiglia. Ma c'è incertezza su come andare avanti senza i finanziamenti da Roma. Una situazione alla quale il sindaco Domenico Lucano sta già lavorando. In mente, dice il fratello Giuseppe, "Mimmo" ha l'autosostentamento, rendere, cioè, produttivo il sistema dei laboratori ed il frantoio. Decisioni, quelle che Lucano intende adottare, attese non solo dai migranti, ma anche dagli abitanti, che con l'accoglienza hanno visto ripopolarsi il paese e riprendere il commercio. Per poter organizzare una qualche alternativa e fare continuare a vivere il modello Riace, però, Lucano deve essere libero di muoversi e di operare. È per questo che nella casa del sindaco - dove si trova ai domiciliari dal 2 ottobre - e in tutto il paese, c'è grande attesa per l'udienza di domani del Tribunale del riesame di Reggio Calabria. Due i ricorsi che i giudici sono chiamati ad esaminare. Quello dei difensori di Lucano, gli avvocati Antonio Mazzone e Andrea Daqua, che chiedono la rimessione in libertà del loro assistito, che dopo l'arresto e' stato sospeso dalla carica. La Procura di Locri, guidata da Luigi D'Alessio, invece, chiede di valutare le contestazioni mosse e che non sono state accolte dal Gip tra cui associazione a delinquere, concussione, truffa aggravata, abuso e malversazione. Il gip, infatti, ha contestato solo il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e l'illecito affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti. Ma la Procura chiede anche di rivalutare la posizione di altre 14 persone per le quali aveva chiesto, senza ottenerli, i domiciliari. In attesa della decisione dei giudici, intanto, non si arresta la polemica politica. Il ministro dell'Interno Matteo Salvini si è chiesto perché "nessuno richiama il rispetto delle regole o difende il pubblico ministero, nemmeno l'Anm! Si mettano tutti il cuore in pace: con me l'immigrazione di massa non sarà più un affare". E per ribadire ulteriormente il concetto si è detto pronto a tirare fuori uno dei due miliardi di euro che mancherebbero per la manovra di bilancio, "soldi in meno detratti da spese dell'accoglienza alla Riace". E se il presidente della Camera Roberto Fico ha rimandato un commento più approfondito rilevando comunque che "non esiste solo Riace nel Paese; gli esempi di integrazione, di cooperazione, di diffusione sono in tutta Italia", anche oggi non sono mancate critiche e attacchi a Salvini da chi vede, come il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, la chiusura del progetto Sprar di Riace come una deportazione "per distruggere il modello di umanità creato da Lucano". Un invito a "resistere" ma anche ad essere "rispettoso delle autorità" è giunto a Lucano dall'arcivescovo di Campobasso-Bojano, Giancarlo Bregantini, per tanti anni vescovo di Locri, mentre Giuseppe Civati ha annunciato l'intenzione di aprire una sede di Possibile nel piccolo paese calabrese. Amnesty International Italia bolla come "politica" e non legata ad irregolarità la scelta del Viminale, mentre il mondo dell'associazionismo è pronto a scendere in piazza. Domani è previsto un sit in davanti la Prefettura di Reggio Calabria, ma anche la segretaria generale della Fiom-Cgil Francesca Re David, ha lanciato un appello alla mobilitazione nazionale. Stessa cosa fatta da Magistratura democratica insieme ad un folto gruppo di associazioni: Articolo 21, Asgi-Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione, Cild-Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili, Coordinamento per la democrazia costituzionale, Giuristi Democratici, Libertà e Giustizia, Rete dei Comuni Solidali, Volere la luna. Tutti schierati a difesa del modello Riace. Intanto c'è una calma apparente a Riace, tra i tanti migranti che ancora attendono di capire cosa accadrà loro dopo la decisione del Viminale di chiudere lo Sprar del paese. Tutti vogliono rimanere, come loro stessi hanno ribadito anche ieri al sindaco Lucano, ma gli interrogativi non mancano. A cominciare da dove potranno reperire il denaro necessario al loro sostentamento. Un problema al quale Lucano sta già pensando per trovare una soluzione alternativa. Oltre all'ipotesi di ottenere fondi dalla Regione, Lucano ne sta verificando anche altre. "Sta pensando a cose ulteriori - spiega il fratello del sindaco, Giuseppe Lucano - all'autosostentamento con il sistema dei laboratori ed il frantoio. Vedremo".