Il tribunale del riesame di Reggio Calabria ha revocato gli arresti domiciliari al sindaco di Riace Domenico Lucano sostituendoli con la misura del divieto di dimora a Riace.
Il sindaco, aveva ribadito all'uscita dal Palazzo di giustizia di Reggio Calabria dopo l'udienza del Tribunale del riesame,che il modello Riace non si fermerà ed andrà avanti, anche senza i finanziamenti pubblici.
"Riace - dice il sindaco all'uscita dall'aula - rappresenta un'idea che va contro la civiltà della barbarie. Anche senza contributi pubblici andiamo avanti lo stesso, da soli, perché negli anni abbiamo costruito dei supporti all'integrazione che oggi fanno la differenza".
La chiusura dello Sprar, decisa dal ministero dell'Interno e la conseguente possibilità che i migranti che vivono a Riace - alcuni da anni - se ne possano andare, non lo spaventa. Anzi. Rivendica lui la chiusura dello Sprar.
"Voglio trasmettere questo messaggio - dice - al Governo: vogliamo uscire dallo Sprar. Lo voglio io come volontà politica. Non voglio avere a che fare con chi non ha fiducia e con questo Governo che spesso non rispetta i diritti umani". Su come andare avanti senza i soldi del Viminale, Lucano un'idea ce l'ha già. E si tratta di puntare sui laboratori artigiani avviati in questi anni dai migranti che si sono stabiliti in paese e sul frantoio. Rendere produttive, in definitiva, le attività di un borgo ormai conosciuto in tutto il mondo.
In sintesi, spiega Lucano, fare un'accoglienza spontanea "così com'era cominciata" nel 1998 con lo sbarco di duecento profughi dal Kurdistan. Da allora Riace non è più solo il paese dei Bronzi ma anche quello dell'accoglienza e di Lucano, inserito due anni fa dalla rivista americana "Fortune" al 40/mo posto della classifica dei 50 leader più influenti del mondo.
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