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"Prestanome della ndrangheta", confisca da 25 milioni a un imprenditore di Reggio

La Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria ha confiscato beni per 25 milioni di euro a Michele Serra, di 51 anni, imprenditore noto nel settore del commercio di casalinghi ed alimentari.

Coinvolto nel maggio 2016 nell'operazione "Fata Morgana" con l'accusa di intestazione fittizia di beni con l'aggravante di aver agevolato gli interessi nella grande e media distribuzione alimentare della cosca Tegano, Serra è stato poi assolto nel marzo scorso.

Nel marzo 2017, le indagini della Dia sul suo patrimonio avevano portato al sequestro di beni. La confisca è stata disposta per la "pericolosità sociale qualificata" per la contiguità con soggetti di primissimo piano sia della 'ndrangheta reggina nonché di quella "generica".

Nei confronti di Serra è stata disposta anche la sorveglianza speciale di Ps con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per 3 anni. Tra i beni confiscati 5 aziende, di cui 4 società di capitali ed una ditta individuale, 7 immobili e disponibilità finanziarie.

Il provvedimento è stato emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale su proposta del Direttore della Dia e sotto il coordinamento della Dda diretta da Giovanni Bombadieri.

I giudici hanno tenuto conto delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Enrico De Rosa e della testimone di giustizia Brunella Latella sulla "stretta vicinanza" di Serra con la cosca della zona sud reggina Labate.

Inoltre, malgrado la recente assoluzione, i giudici hanno ritenuto che i dati emersi da quel procedimento "siano ulteriormente emblematici, per le caratteristiche dei fatti, della personalità del Serra imprenditore quale soggetto capace di muoversi con abilità e spregiudicatezza nell'ambito della dimensione affaristico-mafiosa".

Tra i beni confiscati ci sono 4 supermercati di rilevanti dimensioni con marchio Center stock e Cash &Carry e magazzini per oltre 3.000 metri quadri di estensione.

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