Un solo medico nelle ore serali dentro il carcere di Arghilla per oltre 350 detenuti. Una situazione oramai insostenibile e paradossale ma dall'Asp (perché ormai da oltre 10 anni è il servizio sanitario ordinario a gestire anche le attività dentro gli istituti penitenziari) non arrivano segnali di inversioni di tendenza. Manca la costante presenza di un presidio infermieristico e per ogni problematica il medico deve provvedere a tutte le necessità.
Rendere operativo un carcere dopo anni di degrado e abbandono e lasciarlo in queste condizioni non è il massimo perché, oltre all’esiguità delle prestazioni sanitarie, come riporta la Gazzetta del Sud in edicola, manca anche il personale ordinario della penitenziaria. Insomma carenza di organico ovunque e un sovraffollamento che, come avviene in quasi tutti gli istituti detentivi italiani, certamente non aiuta. Solo ultimamente c'è stato un primo segnale con la nomina di un referente che deve gestire le tante emergenze ma che non ha poteri certamente di inviare medici e infermieri al carcere.
Ma cosa succede se nel penitenziario dovesse succedere qualcosa di “serio” durante la notte? Difficile capirlo ma certamente il medico dovrà sdoppiarsi o anche triplicarsi e di giorno le cose non è che vadino tanto meglio. Durante le ore diurne è presente l'assistenza infermieristica ma manca il presidio-gabinetto radiologico e la specialistica ambulatoriale latita. In sostanza vuol dire che per consulti bisogna attendere l'arrivo di guardie per il trasporto all'esterno con tempi lunghi. Una situazione difficile da gestire e che è nota all'amministrazione penitenziaria che non può fare molto visto che tutto questo grande e importante settore esula dalla sua competenza.
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