Più di una tonnellata di cocaina era pronta all’inizio del 2015 nel porto di Baranquilla, in Colombia, per invadere l’Europa. Il racconto del collaboratore di giustizia di Rosarno, Giuseppe Tirintino, sembra saltato fuori da una sceneggiatura americana. La realtà che supera l’immaginazione. Gli ultimi due verbali inediti del pentito della piana di Gioia Tauro sono contenuti nelle carte dell’inchiesta “European Ndrangheta Connection”, coordinata dalla Dda reggina con i colleghi tedeschi e olandesi. Dichiarazioni che sono un manuale sul narcotraffico internazionale. Il centro operativo dal quale i narcos calabresi gestivano i traffici con l’America Latina era stato fissato tra la Germania e l’Olanda. Dai due Paesi i calabresi, quasi tutti latitanti perché ricercati dalla giustizia italiana, trafficavano droga usando documenti falsi e telefoni criptati, vivendo in covi pagati dall’organizzazione, mettendo in piedi società di facciata intestate a prestanome per facilitare l’entrata in Europa della droga. Quel carico monstre di droga non è mai arrivato in Olanda – spiega Tirintino – solo perché temeva di essere ucciso dalla 'ndrangheta e «sono rientrato e ho collaborato, la merce era pronta là in Colombia però il carico non era partito ancora». Leggi l’articolo completo su Gazzetta del Sud – edizione Reggio in edicola oggi.