Si è spenta sabato sera, dopo due lunghi anni di agonia, Sissy Trovato Mazza, agente 28enne di polizia penitenziaria in servizio nel carcere femminile della Giudecca di Venezia ma originaria di Taurianova, in provincia di Reggio Calabria. La giovane calabrese fu raggiunta da un colpo di pistola, in circostanze tutt'ora misteriose, all'interno dell'ascensore del reparto di pediatria dell'Ospedale civile di Venezia dove si trovava in servizio esterno. Un colpo sparato alla testa da posizione ravvicinata che in un primo momento aveva fatto pensare ad un caso di suicidio. Ma al termine di accertamenti condotti sul cadavere di Sissy, lo scenario che emerse cambiò radicalmente. La traiettoria del proiettile, alcuni e vistosi segni di colluttazione, oltre al profilo psicologico della 28enne, consentirono di virare sull'omicidio. Sull'agguato dell'1 novembre 2016, però, si continua a brancolare nel buio. Qual è il movente? Chi ha ucciso la ragazza di Taurianova che tutti descrivevano come serena ma che aveva avuto diversi scontri sul lavoro? È infatti ormai noto come Sissy avesse denunciato alcuni traffici illeciti di droga all'interno del penitenziario e, soprattutto, dei presunti casi di abusi sulle sue colleghe. Circostanze fumose mai chiarite e che ad oggi rendono indecifrabili i contorni di un vero e proprio giallo che la famiglia di Sissy pretende di risolvere dopo anni di speranze e dolori senza eguali. "La scomparsa della giovane agente di Polizia Penitenziaria Sissy Trovato Mazza dopo due anni di agonia e sofferenza è una notizia tristissima che addolora profondamente tutti, familiari, amici e l'intera Amministrazione della quale faceva parte", scrive in una nota il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Francesco Basentini. "La sua battaglia - prosegue Basentini - si è conclusa ieri sera. Ma io mi auguro che la stessa determinazione con la quale Sissy ha dimostrato di voler rimanere aggrappata alla vita sia da sprono, ora più che mai, per l'accertamento della verità e venga fatta finalmente piena luce su quanto accaduto quel terribile giorno. Lo dobbiamo a lei, alla sua famiglia, ai suoi cari e a tutti i suoi colleghi, che non hanno mai smesso di innalzare una preghiera per lei in questi due anni".