La faida dei boschi era esplosa «per motivazioni prettamente mafiose: l’eliminazione di Damiano Vallelunga era stata dettata sia dal timore di una sua reazione all’omicidio Novella, sia perché boss troppo autoritario e ostinato nel rifiutare gli accordi di spartizione degli appalti e degli interessi economici con le altre cosche».
È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza del processo d’appello “Faida dei Boschi” depositata nei giorni scorsi che ha portato, nel febbraio dello scorso anno, a 2 ergastoli e condanne a 107 anni di reclusione per altri 6 imputati e la conferma di 3 assoluzioni. Lo riporta la Gazzetta del Sud in edicola.
La Corte reggina ha condiviso la valutazione in ordine alla credibilità dei collaboratori di giustizia Antonino Belnome e Michael Panajia.
I due ergastoli sono stati inflitti a Vincenzo Gallace e Cosimo Giuseppe Leuzzi, accusati a vario titolo di essere stati i mandanti dell’omicidio di Damiano Vallelunga, presunto boss di Serra San Bruno, ucciso il 27 settembre 2009 nei pressi del Santuario dei Santi Cosimo e Damiano di Riace.
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