Vincenzo Macrì, ritenuto esponente di vertice dei clan di Siderno, rischia 30 anni di reclusione. La richiesta di condanna è stata formulata dal pm Antonella Crisafulli al termine della requisitoria di uno stralcio del procedimento scaturito dall’operazione “Acero Krupy”. Nel processo in corso davanti al tribunale penale di Locri, riporta la Gazzetta del Sud in edicola, il 54enne Macrì, detenuto e presente in aula attraverso il video collegamento con il carcere di Sassari, è indicato dalla Procura antimafia quale esponente di vertice da un lato di un’associazione finalizzata al narcotraffico, dell’altro del clan sidernese dei Commisso. L'uomo è figlio del defunto Antonio Macrì il “boss dei due mondi”. Il pm Crisafulli ha richiamato l’attenzione sulle informative “Acero”, dei carabinieri del Ros, e “Siderno Connection” dello Sco e della Squadra Mobile di Reggio Calabria e sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonio Femia. Ha invece concluso per l’assoluzione l’avv. Maria Candida Tripodi, difensore di Macrì, che ha posto una serie di eccezioni tra le quali l’inutilizzabilità delle intercettazioni captate al suo assistito in Olanda.