Deve essere confermato il divieto di dimora a Riace nei confronti di Domenico Lucano, il sindaco "pro migranti" della cittadina calabrese - artefice di un modello di accoglienza dei profughi che ha riscosso riconoscimenti - sospeso dall’incarico a seguito dell’inchiesta della Procura di Locri sulla gestione dei progetti di integrazione. A chiederlo il sostituto procuratore generale della Cassazione, Ciro Angelillis, nella breve udienza a porte chiuse durante la quale i legali di Lucano hanno fatto istanza per la revoca del divieto di dimora in modo tale che il sindaco sospeso possa tornare a casa sua.
In particolare, il Pg ha chiesto il rigetto del ricorso proposto dagli avvocati Giuseppe Daqua e Gaetano De Amici contro l'ordinanza del Tribunale del riesame di Reggio Calabria che, lo scorso 16 ottobre, accogliendo in parte l’opposizione alla misura cautelare avanzata dalla difesa di Lucano, aveva sostituito gli arresti domiciliari con il provvedimento, meno afflittivo, del divieto di dimora a Riace.
Lucano è sospeso dall’incarico di primo cittadino dallo scorso 16 ottobre e da quella data non può tornare a Riace. Attualmente risiede a Caulonia Marina a pochi chilometri da Riace e ha ricevuto molte attestazioni di solidarietà da tante amministrazioni comunali, dai sindacati e dall’associazionismo solidale. La decisione degli "ermellini" della Sesta sezione penale, presieduta da Giacomo Paoloni, sarà resa nota
domani.
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