I De Stefano di Reggio, i Mancuso di Vibo, e i referenti della 'ndrangheta reggina in Lombardia, Franco Coco Trovato e Antonio Papalia. Tra il 1990 e il 1991 si realizzarono proprio all'ombra della Madonnina una, forse più, riunioni per allargare la strategia stragista voluta da Cosa nostra culminata nelle bombe fatte esplodere da Totò Riina a Roma, Firenze e Milano per ricattare lo Stato ed indurlo ad ammorbidire la legge sul “carcere duro”. Ad affermarlo è il pentito Antonio “Nino” Fiume, il 55enne reggino che vanta un prestigioso passato criminale per esser stato cognato e braccio destro di Peppe De Stefano, il “capo crimine” della 'ndrangheta di Reggio. Il collaboratore di giustizia ieri mattina era atteso per raccogliere la sua testimonianza nel processo «'Ndrangheta stragista», l'inchiesta che punta ad affermare il patto mafia-'ndrangheta dietro gli attentati ai Carabinieri consumati nel Reggino a cavallo tra il 1993 e il 1994. Proprio ieri il procuratore aggiunto della Dda di Reggio, Giuseppe Lombardo, ha depositato l'ultimo verbale di interrogatorio reso dal collaboratore di giustizia il 14 marzo. Leggi l’articolo completo su Gazzetta del Sud – edizione Reggio in edicola oggi.